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Per le attività extracurricolari serve il consenso di mamma e papà

Per le attività extracurricolari serve il consenso di mamma e papà

Stando alla circolare, prima dell’iscrizione a scuola, le famiglie devono conoscere i contenuti dell’offerta formativa esprimendo o meno il consenso p

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Stando alla circolare, prima dell’iscrizione a scuola, le famiglie devono conoscere i contenuti dell’offerta formativa esprimendo o meno il consenso per la partecipazione dei figli alle varie attività extracurricolari. #FacceCaso.

Se mamma e papà non saranno d’accordo, a scuola di certe cose non si potrà parlare. Temi delicati come l’omosessualità, l’aborto e il divorzio corrono il rischio di rimanere tabù: se da una parte alcune associazioni per la famiglia gridano vittoria, dall’altra i sindacati della scuola sono preoccupati per l’autonomia scolastica.

Stando alla circolare, prima dell’iscrizione a scuola, le famiglie devono conoscere i contenuti dell’offerta formativa esprimendo o meno il consenso per la partecipazione dei figli alle varie attività extracurricolari. 

Non sempre gli incontri organizzati dalle scuole sono stati apprezzati da tutti i genitori. È per questo che Bussetti ha ritenuto opportuno esonerare dalle attività i ragazzi che non hanno ricevuto il consenso da mamma e papà.

Come si legge su Il Messaggero. “Una vittoria storica per i diritti dei genitori italiani da oggi, in particolare per quei temi più delicati e sensibili, legati alle scelte educative delle famiglie come affettività, sessualità, educazione di genere, i genitori non potranno più veder loro imposti progetti non condivisi, spesso senza alcuna informazione, e che per i loro contenuti sono invece da sottoporre alle scelte educative delle singole famiglie, anche se svolti nel normale orario scolastico”. Ha commentato Chiara Iannarelli, vicepresidente di Articolo 26.

Che fine farà il diritto all’autonomia delle scuole?

“Chiediamo al ministro un incontro urgente per un confronto di merito su questa circolare, i cui contenuti rischiano di essere lesivi dell’autonomia professionale dei docenti e dell’autonomia scolastica, entrambe costituzionalmente garantite. Le procedure di definizione dell’offerta formativa sono fortemente democratiche e partecipative, richiedono la delibera del Consiglio di istituto e un’ampia fase di consultazione e proposta anche nei consigli di classe. Il Piano dell’offerta formativa, quindi, costituisce il momento più alto di espressione dell’autonomia scolastica: il rapporto con la collettività scolastica non può essere inteso come adesione ad un servizio a domanda individualizzata”. Spiegano Francesco Sinopoli della Flc Cgil, Maddalena Gissi della Cisl scuola e Pino Turi della Uil scuola.

#FacceCaso.

Di Francesca Romana Veriani

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