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Nasce l’app che diagnostica l’anemia con una foto

Nasce l’app che diagnostica l’anemia con una foto

L’app in questione è un metodo di efficacia paragonabile a quello di molti strumenti diagnostici approvati dall'Fda, hanno rilevato gli autori dello s

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L’app in questione è un metodo di efficacia paragonabile a quello di molti strumenti diagnostici approvati dall’Fda, hanno rilevato gli autori dello studio. #FacceCaso.

Ogni giorno che passa la tecnologia fa passi da gigante, si sa. Pensa che è nata un’app per smartphone in grado di diagnosticare l’anemia, e più in generale tenere sotto controllo i livelli di emoglobina, soltanto attraverso una foto della mano.

Si, hai capito bene: basta una foto. Dobbiamo dire grazie ai ricercatori del Georgia Institute of Technology che hanno messo a punto l’algoritmo, in grado di sfruttare il colore della pelle sotto le unghie. Lo studio è stato descritto su Nature. 

La rivista del Mit spiega come l’idea dell’applicazione sia venuta a un paziente affetto da anemia cronica per una malattia genetica fin da bambino, che ora è uno studente dell’istituto. 

Per dare vita a questa fantastica app e per ‘insegnare’ all’algoritmo a riconoscere le persone malate di anemia, sono state reclutate 100 persone anemiche.

Al termine dello studio, l’app è stata poi provata su 337 persone, di cui 72 sane. Il risultato? Sopra ogni aspettativa. L’applicazione è stata in grado di trovare i pazienti anemici in percentuale superiore a quella di un medico che si basa sull’esame obiettivo del paziente, anche se inferiore a quella del test del sangue.

Lo smartphone è ormai diventato uno strumento attendibile per quanto riguarda il campo medico. L’app in questione è un metodo di efficacia paragonabile a quello di molti strumenti diagnostici approvati dall’Fda, hanno rilevato gli autori dello studio.

“Data l’alta prevalenza dell’anemia nel mondo, che colpisce due miliardi di persone questo strumento ha delle implicazioni importanti per tenere sotto controllo l’emoglobina sia per le popolazioni a rischio che per quelle generali”. Concludono.

#FacceCaso. 

Di Francesca Romana Veriani 

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