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Mondo virtuale & giovany: non sempre una “BellaStoria”

Mondo virtuale & giovany: non sempre una “BellaStoria”

Lo sviluppo crescente delle nuove tecnologie da a tutti la possibilità di essere sempre "in rete". Per gli adolescenti di oggi questa possibilità spes

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Lo sviluppo crescente delle nuove tecnologie da a tutti la possibilità di essere sempre “in rete”. Per gli adolescenti di oggi questa possibilità spesso può trasformarsi in una vera e propria dipendenza che nasconde però il grande desiderio di essere apprezzati in un mondo virtuale.

Lo sviluppo tecnologico e la diffusione di internet hanno trasformato il modo di affrontare le relazioni, la costituzione dellʼidentità di figli e studenti. Oggi distinguere un utilizzo fisiologico, a sostegno della sperimentazione di nuove
parti di sé, da un utilizzo esagerato dei social network e di questo mondo virtuale risulta estremamente complesso.

Le nostre paure

I bambini del “Duemila” sono nati e cresciuti allʼinterno di relazioni “social”, osservando quotidianamente i propri genitori passeggiare chiacchierando al cellulare. Vengono fotografati dal momento della loro nascita, così come in occasione della recita natalizia o di fine anno scolastico. Uno dei timori più diffusi tra gli adolescenti odierni è di non essere sufficientemente popolari. In questo quadro, prevalgono due modalità diverse di reagire al senso di inadeguatezza. Da una parte il ritiro sociale e dallʼaltra la sovraesposizione sociale.

Da una parte

Da un lato gli adolescenti che reagiscono al senso di inadeguatezza e vergogna ritirandosi progressivamente prima da scuola e poi dalle scene sociali. Cʼè quindi, come prima reazione, la volontaria reclusione domestica di adolescenti che, a seguito di un avvenimento precipitante sviluppano forme di somatizzazione e ansie che non rendono più possibile la frequentazione scolastica. Una situazione in cui senso di inadeguatezza, fragilità e vergogna prendono il sopravvento. Per molti di loro il mondo virtuale rappresenta un rifugio allʼinterno del quale mantenere in vita sprazzi di sé e relazioni mediate dalla tecnologia in una fase di estrema fragilità e debolezza. La vita virtuale consente di anestetizzare il profondo dolore e il senso di solitudine.

Dall’altra

Dallʼaltro lato incontriamo coloro che reagiscono alle proprie fragilità identitarie sovresponendosi in rete. Il sexting e il cyberbullismo sono due degli esempi più ricorrenti. Lʼesibizione del proprio corpo in internet segnala un bisogno straordinario di riconoscimento e di approvazione di sé da parte degli altri. Condotte ostentatrici, governate da una profonda fragilità e da bassa autostima, che rappresentano lʼestremo tentativo di ottenere un riconoscimento del proprio valore estetico e personale non ottenuto nella quotidianità scolastica e sociale. Il cyberbullismo svolge la funzione di individuare nellʼaltro, e non nel proprio corpo come nel sexting, il bersaglio su cui agire la propria insoddisfazione e il profondo disagio evolutivo. Allʼadulto odierno spetta quindi il compito di interessarsi al monto virtuale (ma reale) degli adolescenti. Spesso anche i genitori faticano, o ritengono poco importante, chiedere che cosa sta accadendo al figlio nella quotidianità virtuale. Troppo interessati ad altro ci si dimentica di aver costruito una quotidianità dove vita reale e
vita virtuale si intrecciano, influenzandosi vicendevolmente.

#FacceCaso

Di Licia Oleandro

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