Approfondiamo la nostra conoscenza di questo incredibile paese: il Kenya. Nella puntata di oggi una notte in un villaggio e un nuovo progetto di emanc
Approfondiamo la nostra conoscenza di questo incredibile paese: il Kenya. Nella puntata di oggi una notte in un villaggio e un nuovo progetto di emancipazione femminile.
Nelle prime due puntate di questo viaggio in Kenya vi ho già portati a conoscere varie realtà: nella prima puntata un progetto di emancipazione femminile e una scuola; mentre nella seconda siamo andati a pranzo a casa di una famiglia della tribù degli Ogiek e poi abbiamo assaporato il miele appena colto dall’alveare (a mani nude!!).
Sicuramente chi ha seguito le prime tappe di questo viaggio si sarà reso conto di quanto poco di tradizionale ci sia nel mio viaggio in Kenya. Si tratta di un viaggio diverso, di tipo sostenibile, dove il lusso e i comfort di una vacanza rilassante sono esclusi. Qui si entra nei villaggi, nelle foreste, nelle storie e nelle case della gente comune.
Il villaggio di Mariashoni
Come nella scorsa puntata, ci troviamo sempre nella zona della comunità Ogiek. Il nostro programma per questa sera prevede di trascorrere la notte nella “Mariashoni guest house” nel piccolissimo villaggio Mariashoni nella contea di Nakuru. Da subito ci rendiamo conto di quanto Mariashoni sia un posto autentico: un semplicissimo villaggio con modestissime case in legno, un campo da calcio, una lunga strada lungo la quale si vive la vita di tutti i giorni. Senza alcun dubbio questo è il luogo che più di tutti ci ha rubato il cuore.
Proprio in fondo alla strada c’è la nostra guest house. Noi ci sentiamo subito a casa, la semplicità di questo luogo ci mette completamente a nostro agio, si accende il caminetto e le persone del luogo ci preparano una deliziosa cena tipica. Il calore con cui veniamo accolti è ci emoziona. Non si tratta di andare a dormire in un hotel, si tratta di condividere un’esperienza.
Essere biondi a spasso per Mariashoni
Il giorno seguente abbiamo modo di visitare questo meraviglioso e autenticissimo villaggio. Si tratta di un villaggetto molto piccolo, in neanche 10 minuti si percorre tutto. Ma qui sono tutti estremamente felici della nostra presenza, tutti ci avvicinano e provano a interagire con noi. Per non parlare del successone dei miei capelli biondi che sono motivo di grosse risate da parte di tutti i bimbi del villaggio che appena prendono un attimo di confidenza vogliono tutti toccare per sbizzarrirsi in fantastiche acconciature!
Capelli a parte sono tutti estremamente accoglienti. Le signore in modo molto dolce mi insegnano a tagliare la verza con il loro comodissimo strumento. Mentre i signori sono felici di mostrarci il trattore.
Capito perché non ci piace il tipico “viaggio da turisti in Kenya”?!
Un progetto per l’emancipazione femminile
Oggi andiamo a visitare anche un bellissimo progetto, il “Karunga women group”. Avete mai pensato che delle pecore potessero essere il mezzo per l’emancipazione di un gruppo di donne? Beh, qui succede proprio questo.
La “Pecora di Molo” è una razza di pecore che si trova solo qui che nasce dall’incrocio tra la pecora locale e quella quella importata dai coloni inglesi. Si tratta di tipo di pecora con una lana più bella e pregiata che cresce più velocemente rispetto a quella delle pecore che conosciamo noi. Queste donne grazie al progetto “Karunga women group” e alla lavorazione della lana hanno trovato un modo per emanciparsi creando una bellissima comunità di donne indipendenti e autosufficienti.
Per le prossime tappe vi aspetto la prossima settimana. Hakuna Matata!
P.S: Per chi ancora non è stanco di viaggiare, consiglio gli altri miei racconti di viaggio, c’è solo l’imbarazzo della scelta: Albania, Grecia, Macedonia, Croazia, Romania, Ungheria, Moldavia, Transnistria, Serbia, un piccolo focus su Lisbona, e un reportage sul mio viaggio in Ladakh, la regione dell’India che si trova sulle montagne dell’Himalaya e del Karakorum (parte 1, parte 2, parte 3, e parte 4).
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