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Miriam, la webserie sulla vita degli studenti di lettere

Eh si giovany, una webserie dedicata interamente alle sfortunate vicissitudini di uno studente di lettere. Miriam è lo specchio, realizzato da un team

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Eh si giovany, una webserie dedicata interamente alle sfortunate vicissitudini di uno studente di lettere. Miriam è lo specchio, realizzato da un team di ragazzi, di una realtà cui troppo spesso non si fa caso.

Ogni mattina, in Italia, uno studente di lettere si alza consapevole che dovrà lottare con una serie di paure, esami, professori, donne, amici, nemici, libretti universitari, pioggia, traffico, stress. E ogni mattina, il team di “Miriam”, anzi “Miriamnoneraunafotografia”, studia questo spaccato di società giovanile per racchiuderlo in una webserie esilarante e tragicomica. La Citron Drink Films comunica infatti di aver pubblicato su YouTube, attraverso i propri canali, la web serie “Miriamnoneraunafotografia” il giorno 24/02/2019. Il team, è composto da Gabriele Rendace Presta, Gabriele Lattanzi, Denis-Liviu Susanu e Domenico Dolcetti studenti, rispettivamente di Lettere e Filosofia, Lettere Moderne, Ingegneria medica e Lettere Moderne.

Cos’è Miriam

Miriam è un progetto indipendente che dopo due anni di lavoro, nonostante le difficoltà economiche e organizzative incontrate durante la realizzazione, il 24 febbraio è disponibile su YouTube. La webserie tocca in chiave tragicomica le vicissitudini che due studenti di lettere, Domenico e Gabriele, incontrano in un mondo che sembra dargli sempre meno certezze sia dal punto di vista lavorativo che da quello sentimentale. Questo porta i due giovani a chiedere aiuto a un conoscente di Domenico, un “life-coach” che mescola spiritualità a bisogni più carnali. Il suo nome è Lucio e trovare una “svolta” per le vite dei due letterati non sarà un lavoro facile per lui.

L’incertezza, la malinconia, la paura del futuro e un pizzico di amara ironia alternati a momenti di divertimento più frivolo sono gli elementi che noi, in qualità di autori abbiamo provato ad inserire nel nostro oggetto con l’intento, e la speranza di realizzarlo, che un giovane universitario guardando Miriam possa riscontrare all’interno delle serie aspirazioni e riflessioni che spesso ha avuto modo di vivere.
Come già detto in precedenza, la prima stagione Miriam è stata realizzata con diverse difficoltà. La nostra speranza è quella di poter avere una risposta positiva dal pubblico che ci porti a scrivere una seconda stagione con qualche ostacolo in meno e con maggiore esperienza.

La nostra intervista agli autori

Era ovvio che volessimo sapere qualche chicca no? E infatti, ecco la nostra intervista con i giovany autori!

Immaginate che io sia un prof. di Lettere: raccontatemi “Miriam” spiegandomi “chi ha fatto cosa”
Se dovessimo rispondere a un prof. di Lettere molto probabilmente diremmo che “Miriam” è un’opera scritta a sei mani ma che l’idea del soggetto, la regia, il montaggio e la fotografia sono di Gabriele (Presta), gli spunti umoristici presenti all’interno della serie sono (in parte) di Domenico e Gabriele (Lattanzi), oltre a curare il personaggio meno autobiografico, quindi più difficile da interpretare, ha dato un tocco lirico allo script. Denis infine, ma non per importanza, è stato un preziosissimo aiuto-regia nei momenti in cui Gabriele era impegnato a recitare e a dirigere allo stesso tempo.
Questi “ruoli” però non sono fissi ognuno di noi ha cercato di contribuire integralmente alla serie e di superare le difficoltà e le divergenze che si possono incontrare in due anni di lavoro. L’aver interpretato anche i tre protagonisti della serie (Domenico, Gabriele e Lucio) ha richiesto uno sforzo maggiore ma allo stesso tempo ci ha permesso di immergerci totalmente in quello che avevamo ideato e di vederlo da diverse prospettive.
Tra le altre persone che hanno preso parte alla realizzazione del progetto poi c’è Nicoletta Cifariello che ha saputo dare voce con estrema sensibilità a uno dei personaggi-chiave all’interno delle vicende amorose della serie e che di più pone, con occhio spesso cinico, i protagonisti davanti alle loro debolezze.
Non vorremmo dimenticare di ringraziare tutti gli attori e le comparse che anche solo per un piccolo ruolo hanno speso parte del loro tempo, districandosi tra gli impegni universitari, e hanno mostrato particolare entusiasmo per la nostra idea.
Questo forse potrebbe essere un breve “chi ha fatto cosa” su Miriam. Speriamo di aver raggiunto almeno il diciotto!

Come mai avete deciso di esprimervi con una webserie e non, ad esempio, con un libro su questo tema così delicato?
La scelta della webserie è senza dubbio dettato da un paio di fattori: il primo riguarda la volontà di raggiungere un pubblico piuttosto ampio utilizzando i vari canali di internet, quindi social e quant’altro, mentre il secondo tocca più l’ambito artistico e quindi la necessità di doversi esprimere con un linguaggio vivace e contemporaneo che con un libro, ma anche con un cortometraggio, sarebbe stato più complesso raggiungere e che di sicuro sarebbe risultato anche meno efficace. Non pensiamo poi che il formato della webserie sia immaturo, anzi oramai molti contenuti online hanno cominciato ad essere ben strutturati e ad avvalersi di un forte apparato contenutistico e tecnico. Esprimere perciò il malessere di una generazione come la nostra, perché non dobbiamo dimenticare che Miriam vorrebbe presentarsi come un’espressione dei sentimenti di un intero gruppo generazionale, con 7 episodi e in meno di un’ora ci sembra che possa avere un forte impatto. Forse rimane irrisolto il problema di non essere riusciti a condensare tutto in questa unica stagione, ma anche qua sta uno dei punti di forza della serie, cioè nel suo rimanere costantemente sospesa, come una luna attaccata ai fili di una gru.

Secondo voi, ad oggi, quali sono i principali problemi che vengono riscontrati dagli studenti di Lettere?
Beh ci sono sempre i grandi classici: la difficoltà lavorativa, l’incertezza sul saper concretizzare i propri studi, il modo in cui alcuni saperi vengono considerati dall’opinione comune. Ma di base, secondo noi, lo smarrimento del ragazzo che oggi sceglie una facoltà umanistica è principalmente identitario. A questo ragazzo, tutte le mattine in cui sale in autobus e attraversa la città, guardandosi intorno gli sembra di leggere “Dove stai andando?”. Aver deciso di formarci in questo campo significa innanzitutto aver deciso di costruire sé stessi partendo da punti fermi che riguardano una certa pensosità, un’attenzione assoluta alla bellezza, la necessità di profondità, lentezza, discussione. A chi ci chiede solo utilità e semplificazione troviamo difficoltà a rispondere. Il problema principale quindi è sempre il solito: l’attrito tra il mondo di valori a cui ci sentiamo di appartenere e quello che ci troviamo costretto indosso. In questo modo ci sentiamo costretti a doverci caricare bombole pesanti sulle spalle, perché l’ossigeno attorno scarseggia; e ad ogni adattamento costretto ci sentiamo alla resa.

Come avete fatto a conciliare gli studi e la realizzazione di questa serie?
Senza dubbio conciliare i due impegni non è stato facilissimo. La realizzazione della serie ci ha impegnato per un anno e mezzo e gli imprevisti sono stati moltissimi e di diverso tipo, però non vorremmo che ora ci si immagini qualcosa di tragico, come uno studio folle dal tramonto all’alba o la frequentazione di corsi di mnemotecnica per velocizzare l’apprendimento. Per fare un esempio, quest’estate, in piena sessione, abbiamo cercato di portare a termine almeno 3/4 del girato di Miriam, quindi avevamo appuntamenti sul set abbastanza spesso, questo però non ha impedito a Gabriele, Lucio nella serie, di recuperare la maggior parte degli esami arretrati, di portarsi in pari e di andare anche al concerto di Calcutta a Latina.

Chiudiamo con qualche aneddoto: mi raccontate un paio di episodi divertenti accaduti sul set?
Gli aneddoti diventano divertenti sempre dopo che li ha vissuti. Quando li stai vivendo non ridi molto, soprattutto se devi girare una scena di notte, resti sveglio fino alle due del mattino e il giorno dopo hai una lezione di filologia romanza. In questa scena, dovevamo stare tutti e tre seduti in un automobile ferma mentre fuori pioveva, o almeno così l’avevamo pensata. Il problema è che il clima era particolarmente sereno e per simulare la pioggia Denis bagnava l’automobile con il tubo che stava fuori il garage di Gabriele. Per diversi motivi abbiamo dovuto ripetere la scena e il povero Denis ha passato tutta la sera a bagnare i vetri dell’auto gridando: ”Così va bene?” con dentro tre persone che si interrogavano sul miglior modo di dire delle battute . È stato stancante e buffo allo stesso tempo ma la mattina dopo abbiamo riso pensando alle facce che avrebbero fatto i nostri colleghi quando dopo averci chiesto: “Che occhiaie che hai! Hai dormito poco?” noi avremmo risposto: “Sì, non ricordavamo le battute e ci serviva la pioggia”.

Giovany, in bocca al lupo per questa vostra avventura: mi lasciate un saluto è uno spoiler sul vostro futuro?
Per ora abbiamo un po’ allentato con la gestione dei social perché per noi è la cosa più faticosa, non è il nostro ambiente. Però come Citron drink ci stiamo già muovendo con le riprese per due diversi video musicali dei quali per ora non possiamo rivelare nulla. Una delle cose più belle del lavoro è proprio che dalla rete di relazioni che ha prodotto Miriam siano sorti altri progetti creativi. Poi c’è il grande nodo: la seconda stagione. Sicuramente a noi piacerebbe realizzarla, quantomeno per chiudere qualche linea di trama rimasta aperta, ma ci serve un po’ di tempo e magari anche condizioni di lavoro differenti. Alla luce della prima stagione rifare un lavoro di questa portata con gli stessi mezzi sarebbe faticoso, ma il discorso si limita a strumenti e spazi, non sono le idee e le urgenze a mancare.
Speriamo di farci sentire presto, salutiamo tutti quelli che hanno visto e supportato Miriam e in particolare Edoardo D’Erme che è riuscito a distrarre Gabriele dai Sepolcri di Foscolo. Ciao!

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#FacceCaso

Di _Riccardo Zianna_

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