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Udine: le contraddizioni del corso di identità per stranieri

Udine: le contraddizioni del corso di identità per stranieri

Le discutibili scelte dell'Università di Udine sui requisiti d'accesso al corso di perfezionamento in valori e identità friulana L’Università di Udin

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Le discutibili scelte dell’Università di Udine sui requisiti d’accesso al corso di perfezionamento in valori e identità friulana

L’Università di Udine si apre agli stranieri, ma solo se discendenti da friulani. È quello che si apprende leggendo il bando di pubblicizzazione del nuovo corso sull’identità nel piano didattico dell’ateneo. Una scelta curiosa, che sembrerebbe racchiudere in sé delle grosse contraddizioni.

È vero che siamo in un periodo di accentuato dibattito politico tra sovranismo e internazionalismo. Ogni argomento sembra essere buono per alimentare le polemiche. Inoltre, in molte parti d’Europa, la contrapposizione anti o pro identitaria si lega inscindibilmente con i microcosmi delle singole aree geografiche. Ogni regione del Vecchio continente, notoriamente, ha una sua storia particolare, radicata nei secoli e nei millenni. E le popolazioni rivendicano fortemente l’appartenenza a determinate aree culturali proprio in virtù di quel passaggio di tradizioni nate nel passato ed evolutesi nel tempo. Dai Paesi Baschi alla regione del Donbass contesa tra Ucraina e Russia, ovunque sussistono questioni sociali legate alla presenza delle cosiddette minoranze etniche.

Nel nostro paese sono molte le sub-culture locali e regionali che, nella loro unicità precipua, complessivamente compongono il variegato universo dell’identità italica. Il campanilismo, che più o meno seriamente esaspera acerbi contrasti, è parte integrante della realtà italiana. Ma oggi tutta questa complessa trama di eterogenei particolarismi si scontra con un mondo che viaggia verso la globalizzazione e il cosmopolitismo. E molti in questo ci vedono più difetti che pregi. Su tutti il crescente rischio che vadano perse proprio quelle radici territoriali che differenziano i vari aspetti della vita alle diverse latitudini.

Il corso

La logica alla base della proposta didattica dell’Università di Udine è proprio questa. Come si apprende da sito dell’ateneo, il corso di “Perfezionamento in valori identitari e imprenditorialità” mira a “sviluppare competenze linguistiche riattivando la familiarità con la lingua italiana e favorendo la conoscenza del quadro geolinguistico, sociolinguistico e plurilingue del Friuli”.

Sempre secondo quanto descritto dalle informazioni sul corso, si punta a trasmettere ai partecipanti “consapevolezza sui processi di diffusione dell’italiano nel mondo; fornire elementi sui processi di comunicazione socioculturale, pubblica ed istituzionale utili per la comprensione delle dinamiche sociali del mondo contemporaneo; analizzare attraverso un percorso interdisciplinare l’insieme dei saperi del Friuli, a partire dal patrimonio storico-artistico e dai beni culturali, fino agli aspetti etno-antropologici e identitari”.

Le contraddizioni

In questi termini potrebbe apparire anche un’iniziativa interessante. Ma il vero nocciolo della contraddittorietà è nei requisiti necessari per accedere al corso. Esso infatti è dedicato in via esclusiva agli stranieri che discendano da emigrati provenienti dal Friuli Venezia Giulia. Le iscrizioni sono aperte solo a coloro che possano certificare questa discendenza.

Già di per sé questo fatto sembra stridente con la stessa idea fondante di qualunque università. I luoghi, per antonomasia, di massima apertura alla diffusione del sapere. Inoltre, in questo modo, si sta affermando che per favorire la conoscenza del quadro culturale del Friuli i non friulani e i friulani italiani non debbano partecipare. Un non senso logico bello e buono. Diffondere qualcosa non permettendo a (quasi) nessuno di avvicinarvisi è a dir poco paradossale.

E poi, in via incidentale, varrebbe la pena sottolineare come l’escludere qualcuno da un ambiente pubblico solo per via di una differente appartenenza etnico-linguistica sia leggermente in contrasto con la Costituzione italiana. L’articolo 3 recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli […] che […] impediscono […] l’effettiva partecipazione di tutti all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”.

 

#FacceCaso

Di Tommaso Fefè

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