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Decreto concretezza, i presidi non ci stanno!

Decreto concretezza, i presidi non ci stanno!

Il decreto concretezza è lacunoso e poco chiaro. Chi riguarda? Quanto costerà mettere gli edifici a norma? E l'Associazione nazionale presidi è sul pi

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Il decreto concretezza è lacunoso e poco chiaro. Chi riguarda? Quanto costerà mettere gli edifici a norma? E l’Associazione nazionale presidi è sul piede di guerra.

Il Decreto Concretezza (nel suo articolo 2) potrebbe essere inadeguato. Forse non lo sarebbe, ma per come è scritto al momento attuale risulta – quasi – inapplicabile. Tale decreto (che vi lasciamo qui, qualora voleste dargli un’occhiata) è infatti incentrato sull’assenteismo dei lavoratori nella Pubblica Istruzione. Niente male! direte voi.

E così è. Niente male. Se non fosse che, per quanto riguarda la Scuola, si capisce poco o nulla. E visto che noi di Scuola ci occupiamo, cerchiamo di fare un po’ di luce in proposito.

Cosa ne pensate delle impronte digitali?

Stando alle parole di chi il decreto lo sta combattendo, ossia Antonello Giannelli, presidente dell’associazione nazionale presidi, “l’introduzione generalizzata di controlli biometrici per la verifica della presenza, sul posto di lavoro, di tutti i dipendenti pubblici contrattualizzati, con l’esclusione dei soli insegnanti”, sarebbe una “massiva violazione della privacy”.

Cioè, fatemi capire, presidi e dipendenti pubblici dovrebbero ogni giorno far scansionare a delle macchinette le proprie impronte digitali? Proprio così.

Questo per evitare i famosi “furbetti”, che mentre dovrebbero essere a lavoro, le Iene trovano a fare la spesa al supermercato o a prendersi un bel caffè.

Beh, ok, lasciamo stare la storia della privacy. Non mi interessa, chissenefrega dei presidi. Ma, per curiosità, chi o cosa le prenderebbe queste impronte digitali? Inchiostro e carta come un tempo nell’FBI?

Nossignore. L’ANP, come riportato da Repubblica,stima in 100 milioni di euro i costi necessari per acquistare e installare i dispositivi di controllo biometrico nei plessi, costi da attribuire direttamente al sistema scuole visto che il provvedimento dovrà essere senza oneri aggiuntivi per lo Stato”.

In parole povere, le nostre scuole, che già non sanno da dove tirare fuori i soldi per comprare cancellini e gessetti, dovrebbero pagare con i propri fondi per comprare questi costosissimi apparecchi di rilevazione.

È utile tutto questo? Chi lo sa. I presidi, ovviamente dicono di no. Il governo, che tale decreto ha prodotto, vota sì.

Per fortuna non sta a noi giudicare. Ci penserà il tempo a farci sapere se l’idea è stata buona o solo un grandissimo spreco di denaro pubblico.

#FacceCaso

Di Giulio Rinaldi

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