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In India per studiare, lavorare o per uno stage. Ecco come affrontare l’esperienza

In India per studiare, lavorare o per uno stage. Ecco come affrontare l’esperienza

L'India è sicuramente un Paese, oltre che bello, pieno di opportunità per noi giovani. Vivere in India, però, non è così facile. Tramite la mia person

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L’India è sicuramente un Paese, oltre che bello, pieno di opportunità per noi giovani. Vivere in India, però, non è così facile. Tramite la mia personale esperienza vi spiego come si fa.

La settimana scorsa vi ho raccontato del tirocinio di tre mesi che ho svolto in India, precisamente a Calcutta. É stata un’importantissima opportunità per arricchire il mio CV e per fare esperienza. La cosa più difficile delle mia esperienza è stata proprio vivere a Calcutta. L’India non è facile ma non bisogna lasciare andare un’opportunità per paura di non farcela. In questo articolo vi racconto i segreti per vivere in India durante la stagione dei monsoni!

Il fruttivendolo sotto a casa, a Calcutta

La casa e gli amici

Quando si parte per motivi di studio, lavoro o tirocinio di solito si parte da soli, quindi senza conoscere nessuno. A qualcuno la cosa potrebbe spaventare, ma potrebbe essere ancora più preoccupante se si sta andando in un paese completamente diverso dal proprio come l’India, in una città come Calcutta a maggior ragione.

I miei coinquilini e coinquiline a Calcutta

Per evitare, quindi, la sensazione di essere soli abbandonati potrebbe essere una buona idea quella di cercare una casa da condividere con altri giovani. Attraverso l’Università o comunque il posto di lavoro ci si può informare e seguire i consigli per condividere la casa con altri giovani. Io a Calcutta ho vissuto in una casa con altri ragazzi e ragazze più o meno della mia età. Da subito sono stati disponibili nei miei confronti e sono diventati i miei amici, coloro che mi hanno fatto conoscere la città e scoprire le cose più tipiche e meravigliose, non quelle da turisti per intenderci!

Mi hanno anche insegnato a cucinare qualche specialità indiana e mi hanno dato un grandissimo aiuto. É molto importate avere qualcuno come punto di riferimento. 

Io che imparo a cucinare il chapati

Come tornare a casa quando c’è il monsone

Vivere in India è molto complicato, nel senso che le piccole cose di tutti i giorni diventano complicate. Vi avevo già raccontato delle mie difficoltà nell’essere bionda e di conseguenza di attirare l’attenzione di tutti in continuazione. Ma non è solo questo. In India è difficile camminare per strada, soprattutto durante la stagione del monsone in cui o piove disperatamente o fa un caldo così soffocante che si suda da fermi. Quando l’acqua è così alta da arrivare sopra alle ginocchia, e capita, come si torna a casa da lavoro? Beh, questione di creatività. Ma quando uno non ha alternative le idee arrivano. Io per esempio avevo inventato la tecnica di fermare le persone in moto e chiedere un passaggio.

Prendere il taxi

Anche prendere il taxi è difficile (anche quando non c’è il monsone), non perché non ce ne siano, ma perché la maggior parte dei tassisti non parla l’Inglese. E quindi potrebbero far finta di aver capito la destinazione e in men che non si dica ti ritrovi dalla parte opposta della città. Bisogna stare concentrati sul navigatore e non perdere l’attenzione.

La pausa pranzo

La pausa pranzo è stata il mio incubo per i tre mesi. Il mio ufficio si trovava in una lunga strada trafficata, lì vicino non c’erano molti posti in cui poter mangiare. Qualche volta sono uscita poi mi sono resa conto che il caldo, la fatica e stress di andare da sola alla ricerca di qualcosa da mangiare veloce non valevano la pena. Ho provato a ordinare, ma dopo il settimo di giorno di Subway delivery mi sono anche stancata. Alla fine io e la mia coinquilina abbiamo optato per assumere un cuoco, ovvero un signore che ogni sera veniva a casa nostra per prepararci la cena, che poi diventava anche il pranzo del giorno dopo. “Ma sarà carissimo” direte voi, invece no.

Tipico pasto: riso con le verdure

Difficoltà a parte…

Questo è solo un assaggino di tutto ciò che può succedere in tre mesi di India, ma il mio messaggio è che non esiste problema che non possa essere affrontato! Basta un po’ di creatività, di voglia di mettersi in gioco e di coraggio! E non c’è nemmeno alcun motivo di rinunciare a un’esperienza difficile per timore di non farcela: nel momento del bisogno escono delle energie che non si credeva di avere.

Mercato dei fiori di Calcutta

L’India è un paese meraviglioso!

P.S: Per tutti coloro che hanno voglia di esplorare qualche altro strano posto del mondo, consiglio gli altri miei racconti di viaggio, c’è solo l’imbarazzo della scelta: Albania, GreciaMacedoniaCroaziaRomania, UngheriaMoldaviaTransnistriaSerbia, un piccolo focus su Lisbona e uno su Parigi, un reportage sul mio viaggio in Ladakh, la regione dell’India che si trova sulle montagne dell’Himalaya e del Karakorum (parte 1parte 2parte 3, e parte 4), un reportage del mio viaggio “alternativo” in Kenya (parte 1parte 2parte 3parte 4parte 5) e infine un ultimo reportage del mio viaggio in Islanda senza aver prenotato nulla (parte1parte2parte3parte4parte5).

#FacceCaso

Di Chiara Zane

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