Tempo di lettura: 3 Minuti

“Scuola della Pace”: un sogno reale

“Scuola della Pace”: un sogno reale

La "Scuola della Pace" è una realtà in Afghanistan. Sono circa 3000 i ragazzi sui banchi che sognano ogni giorno un futuro migliore. Ci sono paesi de

Le scuole di Herat continuano a chiudere, a scapito dei più giovani
La storia di Basir: laureato e scappato dall’Afghanistan, sogna lo scudetto del Napoli
I have a trip: il coraggio di lasciare tutto e partire. L’intervista di FacceCaso

La “Scuola della Pace” è una realtà in Afghanistan. Sono circa 3000 i ragazzi sui banchi che sognano ogni giorno un futuro migliore.

Ci sono paesi del mondo nei quali i bambini non strillano, non piangono, non urlano, non si lamentano mentre vanno a scuola. Sognano, invece, di poter partecipare ad una lezione; non si buttano annoiati su un banco a cercare di sfangare la giornata, ma sono pieni di voglia di imparare.

Questo perché, già solo andare a scuola, è per loro un dono. Molto spesso devono percorrere numerosi chilometri ogni giorno anche solo per arrivare in classe. Come cambia la prospettiva quando qualcosa non ce l’hai e te la devi guadagnare eh?

Oggi, Afghanistan

Tra questi villaggi senza scuola, ce n’era uno in particolare che anni fa colpì particolarmente un prete missionario. Padre Giuseppe Moretti, nello specifico, e il villaggio era quello di Tangi Kalay, in Afghanistan.

La “Scuola della pace”

I bambini facevano lezione in un cortile”, racconta padre Moretti in una recente intervista, “perché non avevano una struttura adatta. Allora decisi di realizzare lì una “Scuola della pace” che educasse le nuove generazioni a costruire un mondo migliore, in una terra che da anni è martoriata dalla guerra”.

Oggi quella scuola conta 3000, si avete capito bene, 3000 tra bambini e ragazzi, dai 6 ai 19 anni. Quanto e più di molte elementari, medie e licei che si trovano nelle nostre prosperose e popolose metropoli.

Il significato della cultura: uccidere la guerra

Se vogliamo costruire la pace, dobbiamo partire dalla scuola, formando le nuove generazioni. È un cammino lungo e faticoso, ma possibile. L’aiuto viene dato in nome del rispetto dell’umanità”.

Sono parole che non meriterebbero ulteriori commenti. In un momento storico come quello nel quale viviamo, rilanciare la cultura come simbolo di pace, proporre l’aiuto come rispetto per i popoli e per l’umanità, è quanto di più grande potrebbe concepire una mente umana.

Una mente che evidentemente ha, a sua volta, una storia di grandi maestri alle spalle.

#FacceCaso

Di Giulio Rinaldi

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0