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Discriminazione: il negozio vieta l’ingresso agli studenti italiani

Discriminazione: il negozio vieta l’ingresso agli studenti italiani

Discriminazione o no? Un negozio vieta l’ingresso agli studenti, perché troppo rumorosi. Gli studenti conoscono senz'altro il significato della parol

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Discriminazione o no? Un negozio vieta l’ingresso agli studenti, perché troppo rumorosi.

Gli studenti conoscono senz’altro il significato della parola discriminazione.
L’hanno appresa sui libri scolastici. Ne hanno sentito parlare in televisione. Alcuni la hanno sentita raccontare da chi l’ha vissuta: discriminazione di razza, di genere, di religione, sociale e tante altre forme in cui si manifesta.
Ma cosa succede quando ad essere discriminati sono proprio loro, gli studenti italiani?

“Nessun scambio di studenti”

Carmarthen, città del Galles e capoluogo della contea del Carmarthenshire, è il palcoscenico di questo caso.
È una cittadina nota per le vacanze-studio e gli scambi culturali che portano gli studenti da tutta Europa nel Regno Unito per perfezionare la conoscenza della lingua inglese.
Nonostante, però, la frequenza degli studenti, un piccolo negozio della città ha intrapreso una vera e propria campagna, apponendo un cartello sulla vetrina del negozio: No Exchange Students (seguito dalla relativa traduzione: Nessun scambio di studenti).

Perché ce l’avete con gli studenti?

Il gesto del proprietario ha lasciato gli studenti nello sconforto.
Una ragazza italiana, Claudia Algieri, secondo quanto riportato da Leggo, ha dichiaro: “Quei fogli erano scritti a mano, quindi probabilmente si tratta di un’iniziativa del titolare e non di una decisione della catena di negozi. Si tratta di un vero e proprio messaggio discriminatorio, in una città universitaria. Perché ce l’avete con gli studenti che fanno scambi culturali o vacanze-studio?.

Ma qual è la verità, che si nasconde dietro al gesto?

Mentre gli studenti si scagliano contro il negozio, accusandolo di discriminazione, Wales Online ha cercato di fare luce sulla situazione.
E come lo ha fatto? Contattando in maniera diretta il proprietario del negozio per chiedere chiarimenti. Quest’ultimo, che ha scelto la via dell’anonimato, ha precisato: “Si tratta di una mia decisione, che non è stata imposta dalla catena. Purtroppo, nelle ultime settimane il mio negozio viene invaso da studenti, soprattutto italiani, che cercano di comprare sigarette e accendini pur essendo minorenni. Spesso arrivano in 15, parlano inglese poco e male e fanno baccano. Cercare di spiegare loro che non posso vendere tabacchi a chi ha meno di 18 anni non è mai semplice.”.

Discriminazione o no?

È vero, spesso gli studenti, soprattutto quelli più giovani, sanno essere irruenti. Se poi questi studenti si trovano in vacanza e in gruppo, l’esuberanza può crescere a dismisura.
Ma questo è un buon motivo per vietargli l’ingresso in un negozio? Tutto ciò è una valida giustificazione ad un gesto denigratorio?
A volte può essere utile ricordare di non fare di tutta l’erba un fascio!

#FacceCaso

Di Claudia Marano

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