Viceministro, insegnante a Pretoria in Sudafrica, laureato in filosofia. Il nuovo Ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti, ha già fatto una dichi
Viceministro, insegnante a Pretoria in Sudafrica, laureato in filosofia. Il nuovo Ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, ha già fatto una dichiarazione particolare.
Cambiano le carte in tavola anche al Ministero dell’Istruzione, a sostituire il (poco) rimpianto Ministro Bussetti dell’alleanza Lega-MoVimento 5 stelle è arrivato Lorenzo Fioramonti. Vediamo un po’ chi è e soprattutto cosa vuole fare per la scuola e per l’università.
Classe 1977, ha una laurea in filosofia all’Università di Tor Vergata e un dottorato di ricerca in Politica Comparata all’Università di Siena. Insegna Economia Politica all’Università di Pretoria, una delle capitali del Sudafrica. E non solo, è membro del Center for Social Investments dell’Università di Heidelberg e della Hertie School of Governance (Germania) e dell’Università delle Nazioni Unite, in Giappone.
Dal 23 marzo 2018 è un deputato della Repubblica Italiana per il MoVimento 5 Stelle, ma aveva già lavorato in Parlamento a fianco dell’ex PM Antonio Di Pietro come Assistente e come ideatore di politiche giovanili.
La prima celebre dichiarazione di Fioramonti da Ministro è stata “O si trovano i soldi per gli atenei o a dicembre mi dimetto”. Per adesso una linea forte e che, però, deve essere in qualche modo seguita.
Durante il suo mandato da viceministro della pubblica istruzione ha proposto diverse modifiche (mai accettate) al sistema scolastico e a quello universitario, come un piano di assunzione per i ricercatori universitari e ha cercato di allestire, all’interno del Ministero, un ufficio per vigilare sui concorsi.
Prima idea per la scuola, invece, è quella di diminuire il numero di alunni nelle varie classi, sottolineando come i suoi figli vadano a scuola in Germania e lì le classi non sono più grandi di venti o ventuno studenti.
Fa anche stop all’Autonomia differenziata, dicendo che assunzione e stipendi degli insegnanti devono rimanere a livello nazionale e se le regioni vogliono fare qualcosa in più hanno la libertà e il potere di farlo.
Insomma, dopo tutto questo terremoto, aspettiamo e vediamo quali saranno ancora una volta le sorti dell’istruzione.
COMMENTS