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La scalata del Monte Fuji. Leggi l’intervista a Eric e scopri la sua esperienza!

La scalata del Monte Fuji. Leggi l’intervista a Eric e scopri la sua esperienza!

Sicuramente vi ricordate di Eric di I have a Trip. Oggi in esclusiva per FacceCaso racconta la sua esperienza della scalata del Monte Fuji in Giappone

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Sicuramente vi ricordate di Eric di I have a Trip. Oggi in esclusiva per FacceCaso racconta la sua esperienza della scalata del Monte Fuji in Giappone.

Ho intervistato Eric, ancora una volta. Già da un paio d’anni FacceCaso segue I Have a Trip nel suo viaggio attorno al mondo. Questa volta Eric è riuscito a scalare il Monte Fuji e noi non ci siamo persi l’occasione per una bella intervista. Buona lettura!

 

Come ti è venuto in mente di fare questa esperienza? C’è una vera motivazione o pura curiosità?

Io del Giappone conoscevo poco prima di arrivarci, non era una tappa che avevo preparato molto. La cosa positiva è che in Giappone ho parecchi amici quindi la mia permanenza in questo Paese non era altro che un tour per incontrare loro.
Del Monte Fuji ne avevo sentito parlare ed essendo un’amante della montagna e dei trekking l’ho messo sulla lista delle cose da fare. Inoltre il monte Fuji è un vulcano.

 

Parlando con altri viaggiatori ho scoperto che non sono l’unico a subire questa attrazione: sento un’energia particolare che il vulcano emana.
Non so spiegarvelo bene ma sono sensazioni comuni per chi magari ha affrontato trekking come il Teide a Tenerife o anche più semplicemente l’Etna in Sicilia.
La vicinanza a Tokyo poi lo rende una meta facilmente accessibile anche a prezzi contenuti seppur in Giappone.

Ti sei mai trovato in situazioni pericolose?

Premetto che ci sono 3 diverse vie per l’ascesa del monte Fuji e io ho scelto quella più turistica essendo la mia prima volta: lo Yoshida trail è considerato il più facile e anche il più servito.
Non lo ritengo pericoloso affatto anche se, diciamo, non è proprio una passeggiata nel parco. Il percorso ha tratti molto diversi. Il più impegnativo forse quello finale che prevede grandi gradoni creati nella lava uscita centinaia di anni fa.
Situazioni non pericolose ma dove è necessario prestare particole attenzione sono le ultime 2 ore di trekking prima di arrivare in cima dove si è esposti a un vento veramente forte (dipende anche dal meteo del giorno, ovviamente) e in questo tratto serve camminare su appoggi stabili e quando possibile usare le catene corrimano e fare forza sulle bacchette.
Un’ altra cosa da tenere in considerazione potrebbe essere il mal di montagna! Io solitamente non lo soffro a questa altitudine (il punto più alto è 3776m) ma avendo dormito molto poco le due notti precedenti questa volta l’ho sofferto molto. Battiti cardiaci alti, respiro corto e affannoso e giramenti di testa. Questa la cosa a cui prestare più attenzione…con queste cose non si scherza. Se non passa bisogna scendere!!!

Con cosa tenevi occupata la mente nei momenti più duri?

In realtà mi piace fare fatica in montagna quindi non è stata una sofferenza ma un piacere. I giapponesi stimano la salita attorno alle 6/7 ore, io per arrivare in cima ne ho impiegate 3 e 40 minuti. Ho un passo rapido e non faccio mai soste. Poi tutto questo viene ripagato con la vista da la sopra. Inspiegabile a parole. Passa la stanchezza, il mal di montagna, il sonno e la fame. Stupendo. Un paesaggio da cartolina che, anche dovessero esserci stati momenti duri per la salita, verranno presto dimenticati. Provare per credere!

livello psicologico, questa esperienza ha cambiato qualcosa in te?

Ha confermato la frase che “Se vuoi una cosa la ottieni”, “volere è potere” o almeno lo è stato nel mio caso.
Nel mio zaino non ho più indumenti pesanti perché oramai ho lasciato i paesi freddi da mesi e quindi li ho regalati ad amici alleggerendomi negli spostamenti. La mattina della vetta era molto ventoso con una temperatura percepita attorno ai 5°C ed io, a differenza di tutti gli altri ben più preparati turisti, non avevo berretta, guanti e nemmeno giacca a vento. Atterrato in Giappone il trail del Fuji avrebbe chiuso dopo 4 giorni ma nel mentre il tifone stava arrivando proprio in quell’area. Da Tokyo sono andato direttamente a Fujiyoshida e da li il giorno dopo ho iniziato il trekking. Non avevo tempo per piani B, non avevo tempo per comprare altri vestiti o attrezzatura da montagna.
L’avrei fatto con quello che avevo! Certo, c’era freddo! Gelavo quella mattina mente faticavo per arrivare all’ultima stazione attorno ai 3500m ma quando verso le 5:15 è spuntato il sole, che magia.
Volevo salire sul Fuji e non sapevo quando avrei potuto rifarlo. Volevo salire e sarei salito! Anche in mutande (hahahahhahaha).

#FacceCaso

Di Chiara Zane

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