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Scambi culturali triplicati in 10 anni

Scambi culturali triplicati in 10 anni

Triplicato negli ultimi 10 anni il numero degli studenti che è andato a fare uno scambio culturale all'estero. Più di 10000 nell'ultimo anno. Di stud

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Triplicato negli ultimi 10 anni il numero degli studenti che è andato a fare uno scambio culturale all’estero. Più di 10000 nell’ultimo anno.

Di studenti italiani con la valigia in mano se ne sente parlare da tempo immemore. Ma in questo caso non si tratta della fuga dei cervelli. Al contrario, si parla di chi va a fare esperienza di studio all’estero e poi ritorna. Negli ultimi 10 anni gli alunni di liceo che hanno scelto questo percorso sono più che triplicati. Secondo i dati raccolti dall’isituto Ipsos, sulla base di quanto archiviato dall’Osservatorio sull’internazionalizzazione delle scuole della Fondazione Intercultura, solo nell’ultimo anno ben 10.200 scolari hanno trascorso un periodo fuori dall’Italia di tre, sei o dodici mesi. Nella maggior parte dei casi sono al 4° anno di superiori e la maggior parte opta proprio per l’opzione più lunga e impegnativa: quella di un anno intero.

Mediamente sono di più le ragazze (61%), per lo più liceali, a scegliere questo forma di scambio culturale. I provenienti dagli istituti tecnici sono comunque in aumento, il che significa che si tratta di un’esperienza sempre meno elitaria. Ma ciò è favorito anche dall’aumento dell’erogazione di borse di studio, senza le quali sarebbero moltissimi gli esclusi per motivi economici.

Il percorso che vanno ad intraprendere questi giovani è in parte frutto di una tendenza all’apertura verso l’esterno, che ha caratterizzato la scuola italiana dal 2009 a oggi. Ma non mancano le voci contrarie. Anzi, tra i diretti interessati, professori e studenti, le opinioni sono trasversali e polarizzate. Nel senso che in ambo i gruppi c’è chi pensa sia un’ottima chance di crescita individuale e chi la ritiene, al contrario, un danno. E proprio il numero di questi ultimi sta superando i primi, sempre secondo i dati.

L’immediato e la prospettiva

Le difficoltà maggiori sono nel rapporto tra differenti programmi scolastici e, vista l’età dei ragazzi, ciò si riverbera inevitabilmente sulla preparazione della maturità. Tra chi invece sostiene questo tipo di apertura, l’idea è che favorisca la responsabilizzazione e l’indipendenza degli adolescenti.

I numeri danno ragione ai secondi. Nel proseguo degli studi, chi ha avuto la possibilità di confrontarsi con l’istruzione all’estero ha anche, in media, avuto migliori risultati all’università (l’85% si è laureato prima dei compagni) e più facilità a trovare lavoro. Roberto Ruffino, segretario generale della Fondazione Intercultura, ha dichiarato: “I benefici dell’esperienza sono tangibili nella crescita personale e scolastica dell’adolescente. La società italiana ha bisogno di soggetti autonomi, indipendenti, attivi nell’agire e in grado di impossessarsi di un ruolo nel mercato del lavoro“.

#FacceCaso

Di Tommaso Fefè

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