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A Catania un brevetto contro le microplastiche invisibili

A Catania un brevetto contro le microplastiche invisibili

L'Università di Catania ha brevettato un sistema per l'individuazione e l'estrazione delle microplastiche invisibili sotto i 10 micrometri. La lotta

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L’Università di Catania ha brevettato un sistema per l’individuazione e l’estrazione delle microplastiche invisibili sotto i 10 micrometri.

La lotta alla plastica è senza esclusione di colpi. Dalle grandi masse di rifiuti ai microframmenti, ovunque si cercano e sperimentano rimedi contro i danni ambientali che essa produce. Un arma in più in questa battaglia arriva dall’Università di Catania dove, nel Laboratorio di Igiene Ambientale e degli Alimenti, è stato recentemente brevettato un sistema per individuare ed estrarre le microplastiche invisibili. Per la prima volta al mondo, sarà ora possibile determinare e quantificare con elevata sensibilità schegge e filamenti inferiori a 10 micrometri.

Come ormai noto, la plastica dispersa nell’ambiente entra di fatto nel ciclo biologico dell’ecosistema. E arreca i peggiori danni proprio quando inizia a degradarsi, poiché rilascia microscopiche parti di sé nella terra, nell’acqua e persino nell’aria. Così gli animali e l’uomo le ingeriscono senza rendersene conto.

Fino ad oggi i vari metodi certificati al livello internazionale e adottati per l’identificazione delle particelle plastiche mostravano dei limiti. Quelle sotto una certa misura, in particolare, non riuscivano ad essere individuate. Ci si basava su un processo di filtrazione che però non consentiva di catturare quelle microfibre più piccole del foro del filtro stesso utilizzato. La nuova invenzione catanese supera questi limiti: esso permette la reale quantificazione delle microplastiche inferiori a 10 micron (un micron è un millionesimo di metro). L’università ha già depositato la domanda di estensione del brevetto al livello internazionale per consentire la diffusione della tecnologia. Oltre a tutti i paesi comunitari, si punta alla Russia, all’Estremo Oriente, tutto il Nord America e l’Australia.

Autori e collaborazioni per il futuro

La scoperta è frutto del lavoro dei ricercatori Gea Oliveri Conti e Pietro Zuccarello, coordinati dalla direttrice del laboratorio Margherita Ferrante. Grazie a loro l’ateneo è entrato in contatto con altri centri di ricerca nel mondo. Ad oggi è l’unico in grado di determinare la presenza di microplastiche di quelle dimensioni. Sono state così sottoscritte collaborazioni scientifiche nel medesimo settore con laboratori in Tunisia, in Austria, oltre che nel resto d’Italia. E presto si attiverà anche una cooperazione anche con la Columbia University negli Stati Uniti.

#FacceCaso

Di Tommaso Fefè

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