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Scuola, allarme dispersione. E se imparassimo dai finlandesi?

Scuola, allarme dispersione. E se imparassimo dai finlandesi?

Un'indagine pubblicata da Tuttoscuola riporta un tasso di dispersione scolastica a dir poco critico. E nel frattempo in Finlandia... 175.000. È quest

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Un’indagine pubblicata da Tuttoscuola riporta un tasso di dispersione scolastica a dir poco critico. E nel frattempo in Finlandia…

175.000. È questo il numero di ragazzi che ogni anno, secondo Tuttoscuola, abbandona gli studi superiori prima di arrivare al diploma. 175.000, quasi il triplo della popolazione di Matera, la Capitale Europea della Cultura. Oggi, quindi, parliamo di dispersione…

Considerando che in media ogni anno si iscrivono alle scuole secondarie di II grado circa 500.000 studenti, ecco che il tasso di dispersione raggiunge percentuali spaventose, superando addirittura il 30% (l’UE vorrebbe che la media europea fosse del 10% a partire dal 2020).

Stando all’attuale presidente dell’ANIEF (Associazione Nazionale Insegnanti E Formatori) Marcello Pacifico, il problema risiede soprattutto nell’orientamento scolastico e nella scarsità di docenti. Ma quello che dovrebbe far riflettere di più, a nostro avviso, è l’ormai palese obsolescenza di un metodo di insegnamento che non coinvolge più i ragazzi ma che al contrario li stressa all’inverosimile.

E non è un caso che il sistema scolastico più apprezzato al mondo, quello finlandese, sia totalmente agli antipodi rispetto al nostro. Innanzitutto in Scandinavia si punta molto sugli insegnanti under 30, che qui in Italia costituiscono appena l’1% del corpo docente nazionale.

Ma a cambiare (e di parecchio anche) è soprattutto l’organizzazione, che non esalta la competizione tra studenti, bensì la cooperazione. In Finlandia il fallimento non esiste, o meglio, non è concepito così come lo intendiamo noi. Lì le insufficienze vengono date solamente se lo studente non ha dato il massimo, perché il risultato varia a seconda delle doti ma l’impegno deve essere uguale per tutti.

E a proposito di doti, sono proprio le qualità e gli interessi del ragazzo a determinare la sua aggiunta ad una classe piuttosto che ad un altra. Insomma, stiamo parlando di un approccio scolastico a dir poco rivoluzionario per noi (e pensate che loro lo utilizzano dagli anni ’70). Questo però non vuol dire che non sia imitabile, tutto sta nel volerlo…

#FacceCaso

Di Gabriele Scaglione

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