La Scuola italiana a un bivio: riaprire ad inizio-metà maggio o andare avanti così fino a settembre. E forse anche oltre, visto l'andazzo. Che fine f
La Scuola italiana a un bivio: riaprire ad inizio-metà maggio o andare avanti così fino a settembre. E forse anche oltre, visto l’andazzo.
Che fine farà la Scuola? Si tornerà in classe entro maggio o si rimarrà a casa fino a settembre? E in autunno, tutto come prima, banchi accalcati in classi piccole, o divisioni di massa in tutta la penisola? Ora tocca alla ministra Azzolina chiarire questi punti.
Noi possiamo solo farci un’idea.
Continuare a seguire le lezioni da casa, sì ma come?
A chi vive nelle grandi città, a chi abita in centri urbani, la connessione appare da diversi anni come una cosa scontata. Compro il cellulare e ho internet. Le due cose vanno di pari passo. Ma c’è una parte del paese che ancora ha difficoltà ad accedere alla rete, ultimo e non ultimo il piccolo studente che pochi giorni fa ha aperto una ferita nel cuore di tutti noi: ogni mattina, per seguire le lezioni sul tablet, doveva infatti portarsi un piccolo banco in mezzo alle campagne, perché a casa non c’era segnale.
Secondo l’Istat, il 12,3% dei giovani under 17 non ha un pc né un tablet in casa, e non è tutto. questa è la media.
Se la lente d’ingrandimento si fissa al Sud, i numeri salgono al 20%. Sapete cosa vuol dire 20%? Uno su cinque. Mario, Marco, Francesca e Chiara hanno il pc e possono seguire le lezioni. Paolo no. E Paolo, in un paese da 60 milioni di abitanti, è un numero di ragazzi davvero grande.
I voti, che senso hanno?
La ministra ha più volte giurato che le pagelle avranno un senso. Ma come posso io, professore, garantire un’interrogazione adeguata mentre ho 20 ragazzi connessi contemporaneamente, e mentre lo studente potrebbe avere qualsiasi libro o appunto sotto gli occhi?
Come posso pretendere che un ragazzo, chiuso tutto il giorno dentro casa, riesca a studiare mentre mamma e papà litigano, la sorella gioca e gli amici sono sempre lontani? Posso chiederlo, certo. Posso contare sul buon senso dei miei studenti. È vero.
Ma forse può anche essere una buona possibilità per rivedere un sistema basato su scale numeriche. Forse anche la scuola può imparare in questo periodo, può crescere come i suoi esponenti migliori.
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