Tempo di lettura: 1 Minuti

Hey settembre, facciamo pace? Che già ho un botto di ansia!

Hey settembre, facciamo pace? Che già ho un botto di ansia!

Se a un giorno di settembre si aggiungesse malinconia, stress e preoccupazione e si sottraesse la gioia e la spensieratezza estive, che cosa si otterr

Studenti di Medicina: da futuri dottori a plausibili pazienti
Panico e rabbia: le app aiutano!
Credo360, l’app che realizza gli incubi di Black Mirror

Se a un giorno di settembre si aggiungesse malinconia, stress e preoccupazione e si sottraesse la gioia e la spensieratezza estive, che cosa si otterrebbe? La perfetta rappresentazione dell’ansia!

Dagli esperti viene definita come “sindrome da rientro” e provoca quella sensazione di paura del futuro, ultimamente molto più frequente tra i ragazzi, incrementata dall’emergenza virus.

Non c’è dubbio che in uno scenario di pandemia globale le difficoltà si siano riscontrate in ogni fascia di età, ma la percentuale dei giovani colpiti da questo problema aumenta, costringendoli ad una forzata retromarcia nella costruzione di iniziative future per un effetto lockdown anche di natura psicologica. Principale responsabile l’isolamento: anche se per alcuni lo stop è stato fonte d’ispirazione personale per nuove idee, per altri si è trasformato in cassa di risonanza di preoccupazioni (è stimato che circa l’86% dei giovani è pessimista nei confronti del proprio futuro).

Certo, l’estate riesce spesso a risollevare gli animi, ma lo scoglio più duro si affronta a settembre. Effettivamente per alcuni è il nuovo Capodanno, è il periodo dei buoni propositi in cui si tirano le somme per un nuovo inizio, ma diventa anche sinonimo di crisi e ansia, che possono sfociare in depressione.

Secondo i dati dell’IRCCS San Raffaele più di sei milioni di persone descrivono tra i loro sintomi anche nervosismo e insonnia. “In maniera fisiologica – spiega il Primario neurologo Piero Barbanti – tendiamo a tracciare una linea tra un passato trionfale, quello del periodo vacanziero, e un futuro problematico e conflittuale, quello del rientro al lavoro”.

Niente panico quindi, ma accantoniamo per un attimo l’irrinunciabile Wake Me Up When September Ends (i Green Day ci scuseranno per questo!), cercando di prendere le giuste precauzioni per formare un nuovo state of mind che strizza l’occhio al futuro. Senza pensare che mancano all’incirca 100 giorni a Natale. Oh, che ansia!

#FacceCaso

Di Eleonora Santini

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0