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Ho ascoltato i Balto e gli ho fatto qualche domandina ad hoc

Ho ascoltato i Balto e gli ho fatto qualche domandina ad hoc

Tanta musica, tante curiosità, tante chicche su passato e futuro. Difficile riassumere l'intervista con i Balto, meglio leggerla e FacceCaso. No? I p

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Tanta musica, tante curiosità, tante chicche su passato e futuro. Difficile riassumere l’intervista con i Balto, meglio leggerla e FacceCaso. No?

I portici di Bologna e gli spaghetti alle vongole sul lungomare. Murakami, i treni regionali. I BALTO raccontano la normalità che ci circonda, le vite in bilico col filtro di chi si trova fra i venti e i trent’anni.
La band composta da Andrea Zanni (voce e chitarra), Marco Villa ( basso e voce), Manolo Liuzzi (chitarra e voce) e Alberto Piccioni (batteria), nasce all’inizio dell’estate del 2017, quando grazie ad un contest locale ha l’occasione di aprire ai Canova in Piazza del Popolo a Cesena.

Me li sono ascoltati e gli ho chiesto un paio di cosine…

Ciao ragazzi! Allora, inizierei subito con un percorso da seguire: come sono cambiati e stanno cambiando i Balto da “Quella tua voglia di restare” a “Mac Baren”?
Ciao! È sicuramente cambiato tutto quello che abbiamo intorno, e forse un po’ anche noi. Quando è uscita Quella tua voglia di restare eravamo tutti distanti, isolati, esperti di meeting e riunioni virtuali. Oggi abbiamo potuto festeggiare l’uscita di Mac Baren insieme, e non è stato per nulla scontato. Dopo più di due anni di lavoro a questo disco si era creato un rapporto quasi viscerale tra di noi, ci sentivamo e vedevamo continuamente, abbiamo fatto un sacco di sacrifici per stare insieme e scrivere. Quando è arrivato il momento di lanciare la prima canzone è stato strano farlo ognuno da casa sua, saltando di gioia e guardando il muro di fronte, anziché abbracciandoci come avremmo voluto. Ora, con Mac Baren, siamo riusciti dopo tanti mesi e riallacciare la band, come con i laccetti delle scarpe. Se corri e ti pesti un laccetto cadi, poi ok, puoi rialzarti e riprenderti, ma hai perso comunque un pezzo di te per strada.

Restiamo sul nuovo singolo, raccontatemelo un po’!
Mac Baren è forse la canzone di questo disco che ci rappresenta di più in questo momento. In realtà fa parte di uno dei primi brani che sono nati circa due anni fa. Forse la amiamo anche per questo, perché dopo tutto questo tempo è ancora viva dentro di noi. In questo pezzo c’è tutta la nostra vita universitaria, Bologna, le lezioni, la notte e le incertezze. Il titolo Mac Baren è il tabacco che in gergo universitario viene chiamato “senza nome”, l’abbiamo adottato per questa canzone perché parla di crisi d’identità, del sentirsi persi e felici al tempo stesso. L’incertezza e la spensieratezza di questi anni stanno tutti qua dentro, nelle carbonare alle 5 di mattina, nei gin tonic e nei 18 agli esami che non abbiamo mai rifiutato.

Dai vostri brani emergono diverse influenze musicali o sbaglio? Parlatemi un po’ delle vostre “radici”
Siamo tutti molto diversi e molto simili, e questo si rispecchia anche nei nostri ascolti individuali. Ognuno ha i suoi “feticci”, ma sicuramente una bella dose di indie rock inglese e americano ha fatto tanto parte delle nostre vite e ce la porteremo sempre dentro. Tre di noi facevano parte di una cover band degli arctic monkeys e degli strokes, ai tempi del liceo. Eravamo carini ☺ Poi con l’inizio dell’università c’è stato un cambiamento importante e un’esigenza forte di scrivere di noi.

FacceCaso è la patria degli studenti e quindi la domanda è obbligatoria: com’è stato il rapporto dei Balto con la scuola?
Mah in realtà siamo tutti e 4 abbastanza secchioni, ormai siamo tutti laureati (manca solo Marco, ma gli vogliamo bene lo stesso :p). Abbiamo studiato quello che ci piaceva ed ora siamo arrivati a quel momento tipo imbuto, in cui ci gravitano attorno mille cose e non ci casca in testa nessun meteorite, ne siamo saliti su nessuna stella luminosa. Galleggiamo, ma vogliamo dare una nostra direzione, per quanto sia possibile, ai nostri futuri.

Siamo alla fine ragazzi, non potete lasciarci senza uno spoiler!!
Forse un giorno uscirà un disco che racconta le nostre vite, forse anche la tua, forse lavoreremo in un ufficio 8 ore al giorno e non ce ne fregherà più un cazzo. Però tutto questo ce lo ricorderemo per sempre, e i ricordi sono importanti, almeno quanto i sogni e le paure.

#FacceCaso

Di _Riccardo Zianna_

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