Tempo di lettura: 3 Minuti

DAD, ma non per tutti: è proprio l’apoteosi della discriminazione

DAD, ma non per tutti: è proprio l’apoteosi della discriminazione

Tra chi vorrebbe impiegare la DAD solo alle superiori e chi vorrebbe estenderla anche alle medie ci chiediamo perché non a tutti. Figli e figliastri?

Si parla di sonno ma non si dorme al TG USA 2.0
Le lezioni di scuola? Puoi vederle sulla Rai
iovadoamessa.it è un successo, atei a chi?

Tra chi vorrebbe impiegare la DAD solo alle superiori e chi vorrebbe estenderla anche alle medie ci chiediamo perché non a tutti. Figli e figliastri?

“Solo le superiori”. “Anzi no, rilanciamo, superiori e terza media”. Questo che vi abbiamo riassunto in poche parole non è il resoconto di una stramba partita di poker, ma è l’essenza del dibattito che si sta consumando in questi giorni in merito all’impiego della didattica a distanza negli istituti.

La Azzolina aveva infatti ribadito un utilizzo della DAD limitato alle scuole superiori, ma in queste ultime ore le Regioni, spalleggiate dal premier Conte, hanno chiesto di estendere questa misura pure agli studenti di terza media. E a questo punto viene da chiedersi: perché non a tutti?

Il governo potrebbe rispondere sciorinando numeri che attestano come i contagi in questo periodo si verifichino soprattutto tra gli adolescenti. Ma la matematica diventa una scienza fredda se non viene abbinata al buon senso. E il buon senso ci suggerisce che tutti i ragazzi, a qualsiasi età, sono esposti al contagio e tutti loro meritano di essere tutelati alla stessa maniera.

E se il Paese non è ancora tecnologicamente in grado di permettere ad ognuno di noi di studiare da casa, la colpa non è certo nostra, ma di chi nel periodo di tregua estiva concessaci dal Coronavirus ha dormito o dirottato le risorse su soluzioni improbabili come i famigerati banchi a rotelle.

Ora, cara Ministra e caro Presidente del Consiglio, è il momento delle decisioni, di quelle definitive: si va a scuola oppure no, tutti o nessuno. Perché non esistono studenti di serie A e studenti di serie B così come non esistono lavoratori di prima fascia e lavori di seconda fascia.

Ma, in un Paese in cui lo smart working sembra essere un privilegio esclusivo degli impiegati statali (senza offesa, sia chiaro), non ci stupiamo che sulla bilancia sia finita anche la salute dei ragazzi. La cosa che più ci lascia basiti, però, è il fatto quest’ipotetica selezione sia passata inosservata, come se fosse tutto normale, come se fosse tutto un gioco. Ma a volte a giocare col fuoco ci si può far male.

#FacceCaso

Di Gabriele Scaglione

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0