Il Pancio, nota star del web, scende in campo per parlare di una questione che noi conosciamo molto bene: il problema della tutela sui social. I cont
Il Pancio, nota star del web, scende in campo per parlare di una questione che noi conosciamo molto bene: il problema della tutela sui social.
I contenuti che scrolliamo ogni giorno sui social network sono realizzati da creators che li realizzano per passione. Molti riescono a renderlo un lavoro con cui vivere, divenendo cavie dell’intrattenimento online, senza regole né tutele.
Andrea Panciroli, svestito del suo personaggio Il Pancio, ha affrontato questa problematica nel format The Millennials – Una Generazione di Cavie. Affrontando temi taboo in Italia, ha realizzato con i suoi ospiti una patente del web, regole da seguire per una migliore fruizione dei social network.
Gli episodi sono introdotti da un monologo dello stesso Panciroli e in uno di questi addirittura prevede l’appello di Conte ai Ferragnez. L’attività dei content creators è precaria poiché in mano a società private che da un giorno all’altro potrebbero chiuderne gli account. “Ipotizzate di avere un negozio in cui avete investito per dieci anni”, spiega, “una mattinata vi svegliate e non c’è più”. Su internet succede.
I social sono giovanissimi, Facebook nel 2020 è nel suo sedicesimo anno di vita, essendo nato nel 2004. Gli errori di oggi saranno le linee guida di domani, ma la proprietà di questi rimane privata, senza tutele. I principali esponenti politici italiani postano più di Chiara Ferragni, il premier trasmette le sue conferenze stampa su Facebook, il dibattito pubblico è in mano a queste società. Andrea Panciroli ha lanciato l’idea della Confederazione Italiana Creatori di Contenuti (CIC), di cui si sta occupando. Il primo passo? Creare un gruppo Facebook, ovviamente!
Se da un canto Il Pancio si occupa di tutele, dall’altro Rovazzi cura il product placement. Tra i primi in Italia ad inserire sponsor nei suoi videoclip, ha raggiunto un accordo con il Garante delle Comunicazioni per regolamentarne la pratica. Un marchio inserito casualmente (un oggetto personale) non sarà placement, mentre i prodotti sponsorizzati dovranno essere segnalati adeguatamente all’utente nei titoli di coda.
Quando incontriamo un account che monetizza con degli sponsor i propri contenuti, non giudichiamolo. La loro creazione richiede del tempo, è un lavoro. Sta poi ai creators farlo nel modo più consono e coerente.
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