Le vicissitudini? Si superano insieme all'Associazione giacomogiacomo Onlus che, nonostante il periodo storico, non smette mai di pensare alla sua Afr
Le vicissitudini? Si superano insieme all’Associazione giacomogiacomo Onlus che, nonostante il periodo storico, non smette mai di pensare alla sua Africa.
Quando la voglia di donare una seconda possibilità incontra l’arte di mettersi in gioco: è qui che nasce l’armonia di una dolce musica chiamata “speranza”. Questa è la peculiarità della giacomogiacomo Onlus (ecco la loro pagina).
E questa è la sua storia.
Si definisce “una comunità vibrante alimentata dal calore di chi ne fa parte” e che reca con sé un episodio tragicamente significativo: la perdita del piccolo Giacomo. Da qui, la (ri)nascita di una consapevolezza personale da sempre coltivata verso chi ne aveva più bisogno. Verso Mamma Africa, ad esempio.
Le notevoli difficoltà riscontrate nell’affrontare la costruzione di una scuola in terra africana hanno spinto a una prima raccolta fondi, che ha permesso di raggiungere il risultato finale a Nairobi, in Kenya. Anzi iniziale, perché è proprio da questo momento che nasce l’esigenza di voler garantire a entrambe le parti un futuro reciproco e migliore. L’obiettivo? Distruggere le barriere culturali instaurando un dialogo stabile – in prima istanza con le Evangelizing Sisters of Mary, la congregazione di suore della scuola in Africa – e smuovere una coscienza in presa diretta all’interno della loro quotidianità.
Foto: Diario di bordo, www.giacomogiacomo.org
I progetti della scuola e dell’istruzione hanno occupato un ruolo dominante contribuendo ad un allargamento di prospettive, borse di studio comprese, e incentivando una formazione anche verso gli adulti.
Un luogo di condivisione in cui la volontà di avvicinare il mondo dei giovany a questa realtà ha spinto i membri della Onlus a lavorare costantemente sul campo per dieci anni.
Tant’è che “questo sarebbe stato l’undicesimo, ma il Covid-19 non ce lo ha permesso” ci racconta Gabriele Guasco, socio e responsabile dei campi di volontariato. “Ne abbiamo risentito molto: stiamo gestendo tanti progetti che abbiamo a cuore, tra cui Inua Mama Project verso le donne. Noi non ci fermiamo, sempre mantenendo le distanze”.
E come sappiamo: il virus allontana ma non spezza. E con la speranza che tutto questo “pole pole” finisca, come dicono da quelle parti, Tuko pamoja!
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