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Giornalismo: perché le grandi testate stanno presentando un crollo qualitativo?

Giornalismo: perché le grandi testate stanno presentando un crollo qualitativo?

Bazzicando su internet, sembra che il giornalismo delle “testate big” ad oggi porti solo contenuti poveri ed “acchiappa like”, ma cosa sta succedendo?

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Bazzicando su internet, sembra che il giornalismo delle “testate big” ad oggi porti solo contenuti poveri ed “acchiappa like”, ma cosa sta succedendo?

Ad oggi tutte le testate giornalistiche e i magazine (ormai webzine) si sono trasferiti sul web, eliminando quasi completamente la loro sezione cartacea che, per decenni, ha contraddistinto la fruizione delle notizie: così, insieme all’evolversi del mezzo, si è evoluto anche il giornalismo stesso.

Effettivamente, grazie al web, le notizie corrono e si diffondono in maniera immediata ovunque, lasciando che le testate rappresentino soltanto l’ufficializzazione della notizia: ciò significa che, nel momento in cui viene scoperto qualcosa, per distinguerlo da una fake-news si attende la notizia pubblicata dai big del giornalismo.

Ma cosa accade quando anche le fake-news approdano su queste grandi testate?
Prendiamo due esempi recenti: il primo è la “polemica” sul bacio di Biancaneve, polemica che, spoiler, non è né mai realmente esistita né nessuno è andato a protestare a Disneyland, ma semplicemente si è alzato un polverone dopo alcuni dissensi sui social.

Ancora: il razzo che doveva cadere sulle nostre case, tipica esasperazione data dalla disinformazione scientifica, poiché vi era solo un remoto pericolo che potesse precipitare su città abitate, ma comunque, per precauzione, sono state date delle dritte sul come comportarsi, mentre quello che ne è venuto fuori dai giornali era una catastrofe complottista cinese

Il tutto sempre incorniciato da titoli clickbait.
Ciò accade poiché numerose ricerche sugli algoritmi dei vari siti hanno constatato come, i fruitori di informazioni, non leggano più gli articoli completi, ma scorrano le varie pagine alla ricerca dell’informazione che desiderano avere: un po’ ciò che lo studente fa quando deve portare una ricerca affidatagli, facendo un collage randomico tra i primi tre siti che clicca casualmente.

Così, non essendoci più una lettura integrale, per monetizzare non bastano più soltanto gli abbonati ma, piuttosto, si tende soltanto ad attirare visibilità, stesso motivo per cui ormai anche le testate giornalistiche tendono ad utilizzare sempre più i Reels di Instagram, adeguando il loro linguaggio ad un pubblico sempre più svogliato ma che vuole sapere il minimo indispensabile nel minor tempo possibile.

#FacceCaso

Di Alessia Sarrica

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