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Dai preservativi gratis alla mancanza di educazione (sessuale e non)

Dai preservativi gratis alla mancanza di educazione (sessuale e non)

Francia, Italia e salute sessuale: cosa manca al nostro sistema scolastico. È solo questione di preservativi? Ovviamente no, c'è anche la politica...

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Entrare in un negozio, afferrare un prodotto e uscire senza pagare neanche un centesimo potrebbe sembrare leggermente illegale e, invece, è quanto accadrà dal 2023 a tutti i francesi under25 che vorranno procurarsi dei preservativi. Basterà andare in farmacia. Non servirà alcun tipo di prescrizione medica e, quindi, nessun imbarazzante incontro con genitori o dottori per “giustificare” tale richiesta.

Già avanti, in Francia

Non si tratta di una manovra particolarmente costosa – i profilattici in Francia sono rimborsabili dal servizio sanitario nazionale già dal 2019 previa ricetta medica -, ma, piuttosto, di una decisione estremamente vicina alla sensibilità e ai bisogni dei giovani. Giovani che, spesso, non si sentono a proprio agio nello scardinare il tabù del sesso con familiari e professionisti sanitari e che, quindi, preferiscono erroneamente prendersi rischi di cui, in fondo, non sono neanche consapevoli.

Le dichiarazioni di Macron, che ha definito la salute sessuale dei giovani “un vero tema” e che ha ammesso che “la realtà è molto lontana dalla teoria”, sono musica per le orecchie del mondo giovanile, che, cercando di farsi notare dai decisori politici, sembra combattere contro mulini a vento.

Cosa succede da noi

In Italia, però, i carichi di dinamite per demolire questi mulini a vento non arrivano e, anzi, le istituzioni continuano a offrire mattoni e cemento per costruirne di nuovi. Preservativi gratis nel nostro paese, infatti, sono garantiti in un quarto del territorio (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Toscana e Marche) e, soprattutto, solo nei consultori, organi depotenziati, inefficienti e, specie per i minori che si affacciano per la prima volta al mondo degli adulti con le loro esperienze sessuali, intimidatori.

Senza contare che, al di là del loro effettivo costo economico, molti ragazzi neanche comprendono l’importanza della contraccezione (e non solo i ragazzi: il coito interrotto è il terzo “metodo” contraccettivo per utilizzo nel nostro paese, al 18,7%), in virtù di una mancanza strutturale: l’educazione sessuale.

Ma quindi cosa ci manca?

Mentre i nostri coetanei svedesi e tedeschi parlano di sesso nelle loro aule da più di cinquant’anni (rispettivamente dal 1955 e dal 1968), noi italiani ci collochiamo tra gli unici sei Paesi europei che, in classe, “preservativo” non lo possiamo dire (figuriamoci comprarne gratis!). Che sia l’ingenua convinzione di incentivare la promiscuità adolescenziale semplicemente parlandone – ignorando forse l’esistenza di film, serie tv e cellulari? – o, invece, l’atavico retaggio per cui, tabù!, ne possono parlare solo i genitori – spesso non adeguatamente formati a loro volta -, in Italia si vive con occhi, orecchie e smartphone oscurati.

Il tema, va riconosciuto, spesso frequenta le sedi del nostro Parlamento (evidentemente, lì, la parola “sesso” non è così fuori contesto), ma, regolarmente, dal 1967 al vicinissimo 2021, l’obbligo di inserirla per legge nei programmi scolastici si volatilizza, lasciando che la decisione o meno di allocarvi risorse spetti a presidenti di Regione o singoli istituti.

Quando capiremo che, per spiegare ai ragazzi l’importanza di preservativi, contraccezione, consenso e salute sessuale tutta, affidarsi a virtuose iniziative di regioni, scuole e genitori (o, peggio, della pornografia) non basta?

#FacceCaso

Di Costanza Pinna Berchet

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