Nuovo appuntamento con le nostre interviste musicali: oggi è Errico Canta Male a passare sotto le grinfie della nostra redazione per il nuovo singolo.
Nuovo appuntamento con le nostre interviste musicali: oggi è Errico Canta Male a passare sotto le grinfie della nostra redazione per il nuovo singolo.
È uscito giovedì 21 marzo 2024, il primo giorno di primavera, il nuovo singolo di Errico Canta Male, un nuovo capitolo estratto dal disco “Elèison”, di prossima uscita. Quello di Errico è l’alter ego musicale di Angelo Mossi, che dopo aver militato nella scena indipendente di Torino, torna con una nuova creatura che chiama Errico Canta Male.
Anni dopo il suo primo EP, contenente il brano “Vanchiglia”, una canzone diventata nota negli ambienti politici antagonisti, Errico ritorna con un disco che tocca tematiche più personali ed intime. “Elèison”, questo il titolo del nuovo EP in uscita ad aprile, sarà un mondo subacque e ipnotico, l’elaborazione di un trauma in formato musica, partendo dal titolo che è una parola greca che vuol dire pressappoco “pietà”. La traduzione è incerta, e anche nel rito cattolico latino la parola era lasciata in greco, per mancanza di parole adatte.
E noi siamo partiti dal suo percorso scolastico, come succede spesso.
Questo è un sito dedicato agli studenti, quindi non possiamo che iniziare col chiederti qualcosa in più sul vostro percorso scolastico. Com’è andata?
Male. Sono stato bocciato due volte al liceo e, dopo la maturità, ho iniziato due percorsi universitari (economia e scienze politiche), ma in entrambi non ho dato neanche un esame. Sotto l’aspetto esperienziale, invece, è andata benissimo. I ricordi più belli che ho sono le giornate che “tagliavo” a scuola per andare alla biblioteca del parco Rignon a leggere o al Museo del Cinema. L’unico rimpianto è non aver mai imparato niente di Latino.
E con lo studio della musica che tipo di rapporto hai? È vera quella cosa che si dice, che per fare musica bisogna prima studiarla?
Secondo me è il contrario. La teoria serve a posteriori, a spiegarti perché quella cosa che fai o che senti funziona. La teoria musicale è semplicemente un codice per capirsi meglio, ma non è essenziale. La musica non nasce su un foglio.
Qual è invece il tuo rapporto con la città di Torino? Esiste una scena musicale attiva dalle tue parti?
Una scena musicale potrebbe esistere, ma ci sono molti problemi di ego, poco pubblico affezionato e manca un humus comune. Ci sono tantissimə artistə validə, però. Non voglio iniziare l’elenco per non dimenticare qualcunə. Il mio rapporto con la città di Torino non può essere risolto in poche righe. Direi che è iniziato con “Quartieri: volume 1” e proseguirà sicuramente con “Quartieri: volume 2”. Torino è la mia casa, la mia culla, la mia squadra.
E che cosa non funziona invece a Torino?
Un sacco di cose. Anche qui non saprei da dove iniziare.
Le cose peggiori sono gli accentramenti di potere di certe cricche, che fanno il bello e il cattivo tempo, sacrificando qualunque cosa sull’altare del profitto. Un’altra cosa che non mi piace è la nostra tendenza ad essere il laboratorio per la repressione dei movimenti sociali in Italia.
Programmi per il resto del 2024?
Suonare, scrivere, leggere, comunicare, rompere le gabbie, gioire.
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