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FacceSapè: ecco la nostra intervista per il nuovo singolo di Kill Ref

FacceSapè: ecco la nostra intervista per il nuovo singolo di Kill Ref

Nuovo appuntamento con le nostre interviste musicali: oggi è Kill Ref a passare sotto le grinfie della nostra redazione per il nuovo singolo. È usc

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Nuovo appuntamento con le nostre interviste musicali: oggi è Kill Ref a passare sotto le grinfie della nostra redazione per il nuovo singolo.

È uscito lunedì 2 settembre 2024 su tutte le piattaforme digitali il primo singolo del progetto che vede insieme Kill Ref & HI Fi Ensemble. Il brano, dal titolo “Filomone e Bauci”, ispirandosi al mito, sarà anche accompagnato da un cortometraggio per la regia di Antonio Zannone, che fisserà in immagini il contrasto tra elementi elettronici, percussivi, distorti e glitch con momenti orchestrali, epici ed ancestrali collocati sullo sfondo. Questo brano sintetizza un’armonia degli opposti custode silente del più profondo “per aspera ad astra” con cui è possibile anche in suoni ritrarre il mito di “Filemone e Bauci” oltre i limiti del tempo.

“Filomone e Bauci” anticipa un nuovo disco in uscita ad ottobre e noi abbiamo incontrato Kill Ref per fargli qualche domanda, partendo come sempre dal suo percorso scolastico. Ed ecco com’è andata!

Questo è un sito dedicato agli studenti, quindi non possiamo che iniziare chiedendovi qualcosa in più sul vostro percorso scolastico. Com’è andata? Che scelte avete fatto?
Veniamo quasi tutti dai licei del nostro comprensorio, ci conosciamo e frequentiamo dai tempi della scuola. Già allora eravamo degli euforici atipici secchioni, indolenti, ma curiosi. Senza rendercene troppo conto, ci siamo poi ritrovati su binari universitari differenti, e qualcuno ha iniziato anche a lavorare. Da studenti fuori sede e pendolari non è stato sempre facile, ma ce l’abbiamo fatta nonostante i periodici rischi di default. Alessandro (Kill Ref) in giurisprudenza; Luca, Marco e Rocco in AFAM (i.e. Conservatorio). Oggi siamo tutti, per “voli imprevedibili”, insegnanti nella scuola secondaria, ma ognuno in un posto diverso.

E con lo studio della musica che tipo di rapporto avete? È vera quella cosa che non si può fare musica, se prima non la si studia? E che cosa significa per voi, studiare?
Sebbene per vie diverse, abbiamo speso la vita a comprendere la musica ed irrimediabilmente a studiarla per avere più strumenti e consapevolezza. I componenti dell’Hi-Fi ensemble sono musicisti ed hanno coltivato, accanto allo studio individuale, un percorso strutturato di formazione in conservatorio. Alessandro (Kill Ref) invece ha un percorso da dj, produttore, più smanettone, con un approccio empirico e “ad orecchio” che, tuttavia, ha necessitato di essere sorretto da un costante percorso di crescita, in termini di conoscenze e abilità ed anche di creatività. Si può generare musica, arte, bellezza istintivamente, senza un percorso formale (inteso in senso lato) di studi, sfruttando un talento iperuranico, innato, che apprende dall’esperienza e mediando conoscenze da un contesto-integratore; seppur con un elevato rischio di autoreferenzialità e di limiti nella capacità espressiva della propria arte. In fondo studiare è osservare (ed osservarsi) per acquisire e digerire il nuovo. Il corso della storia ha disseminato lungo il suo cammino vari eccellenti esempi di Lev Tolstoj, Van Gogh, Thelonious Monk privi della conoscenza dei rispettivi “spartiti”. Ma in un’epoca di complessità planetaria, minacciato da un galoppante ruolo dell’AI anche nelle musica, le conoscenze per il controllo degli strumenti, elettronici quanto acustici, assurgono ad un ruolo di alfabetismo funzionale perlopiù nella sintassi delle emozioni umane: si studia per arrivare con più destrezza a toccare le corde dell’animo altrui, per creare qualcosa di umanamente straordinario in grado di entrare nella colonna sonora della vita altrui. Per aspera ad astra, come nel mito.

Quando siete entrati in contatto per la prima volta con il mito di “Filemone e Bauci”?
Giancarlo, un caro amico che oggi ci guarda da lassù, ci racconta di una sua lettura rivelatrice, con un trasporto straordinario. Il seme di quelle emozioni ha lavorato in autonomia per tempo ed ha contaminato un sogno di Alessandro, che si è poi determinato a decodificare quelle visioni in suoni nella prima bozza del brano. La tradizione orale della conoscenza è di quanto più autentico per un storia del mito. La versione di Giancarlo è stata così bella da rendere a lungo superflua la lettura delle Metamorfosi di Ovidio. Anche la versione del videoclip del brano prende le mosse dalla sua interpretazione.

Che cosa dobbiamo aspettarci dal vostro primo disco?
Tanti brani con una comune matrice cinematica, con vari trombe l’eil orchestrali, ma declinati in differenti stili elettronici, che, come diversi capitoli di un buffo Decamerone, raccontano di storie di un viaggio immaginario attraverso luoghi, persone, icone, tradizioni ed aneddoti leggendari che partono dalla nostra terra (Scauri di Minturno, sulla costa del sud pontino), per attraversare angoli dell’universo così da tornare alla base. Il tutto vissuto con gli occhi entusiasti e crepuscolari di comuni studenti fuori sede di una piccola città sul mare destinati a ripartire insieme dai banchi di scuola per una seconda chance di giovinezza. Cronache di apparente movimento.

#FacceCaso

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