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FacceSapè: ecco la nostra intervista per il nuovo brano di WUT

FacceSapè: ecco la nostra intervista per il nuovo brano di WUT

Nuovo appuntamento con le nostre interviste musicali: oggi è WUT a passare sotto le grinfie della nostra redazione per il nuovo singolo. Disponibil

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Nuovo appuntamento con le nostre interviste musicali: oggi è WUT a passare sotto le grinfie della nostra redazione per il nuovo singolo.

Disponibile da venerdì 17 gennaio 2025, il brano di WUT che completa un ciclo iniziato a settembre e chiude il cerchio della storia di tre ragazze immerse nella superficialità della società moderna. “ragazza polvere”, questo il titolo del pezzo, è l’ultimo capitolo di questa triade, forse il più astratto, dove si può trovare la narrazione di una vita di una ragazza che semplicemente coglie e sfrutta a suo modo un mondo che non le appartiene ma in cui si ritrova. Scaltrezza e furbizia che però portano anche a consumarsi e ad aver bisogno di ritrovarsi nella propria solitudine, senza scendere a compromessi con nessuno.

Ed eccola qui, la “ragazza polvere” che si muove agile tra i dogmi della società, senza mai farsi cambiare, che splende solo per sé stessa, che si auto-consuma.

Non potevamo che conoscerlo meglio, con questa trilogia di ragazze e di singoli, e partendo dal suo percorso scolastico.

Questo è un sito dedicato agli studenti, quindi non possiamo che iniziare col chiederti qual è stato il tuo percorso scolastico. Com’è andata?
Il mio percorso scolastico, oltre alle scontate scuole elementari e medie, è passato per due anni di liceo scientifico e tre anni di istituto tecnico indirizzo elettronica ed elettrotecnica, per poi sfociare all’iscrizione all’università di lettere moderne a Macerata. Tutto sommato non è andata male, forse avevo troppa fiducia nelle istituzioni. Gramsci diceva “intellettuale non è sinonimo di intelligenza”, credo di essermi spiegato.

E invece con lo studio della musica, che tipo di rapporto hai? È vera quella cosa che si dice? Che non si può fare musica se prima non la si studia? Com’è stato per te?
Per me è stato un percorso totalmente autodidattico, ciò non vuol dire che non abbia studiato la teoria. Non credo sia vero che non si possa fare musica se prima non la si studia, a me è successo esattamente l’opposto: iniziavo a prendere strumenti in mano senza sapere la teoria che c’era dietro, semplicemente andando “a orecchio e sentimento” e questo non credo sia sbagliato, anzi, sono convinto che insegni la genuinità che c’è dietro l’arte. Poi ammetto che con la teoria la concretizzazione di un’idea è molto più veloce, è un mezzo potentissimo, ma bisogna stare attenti sempre a conservare quella parte “ingenua” per essere sinceri e creativi al 100%.

Come mai hai cambiato nome, dal più lungo e contorto International Washing Machines, al più breve “WUT”?
Purtroppo il cambio progetto è stato forzato, visto che con IWM ho avuto dei piccoli problemi burocratici con un’etichetta che hanno portato alla sua fine. WUT viene dal tedesco e vuol dire “rabbia, ira”, uno dei sentimenti più forti che l’uomo può provare. È una rabbia contro un sistema socio-economico superficiale, contro le istituzioni, contro il giudizio e la prepotenza.

Il tuo ultimo singolo dal titolo “Ragazza Polvere” è l’ultimo di una trilogia. Ce ne parli? Com’è andata?
Quest’ultimo brano chiude un ciclo iniziato a settembre, affrontando sempre il tema della superficialità e della società estetica, ma stavolta parlando di una persona che cavalca l’onda, pur non facendone parte. Diciamo che è un modo di sfruttare qualcosa a proprio favore pur non piacendoci. Questo è utile sì, ma anche logorante. “ragazza polvere” alla fine è la solitudine che si sente quando si è circondati da una semplicità negativa.
Com’è andata? Io sono soddisfatto di quello che è uscito fuori da questa trilogia e alla fine per adesso basta questo.

E quanto riesci a dedicare alla musica, in una tua giornata tipo? Ti basta o vorresti avere più tempo?
Purtroppo questo non è un lavoro e quindi non riesco a dedicargli tutto il tempo che vorrei. Spesso mi ci dedico la notte, privandomi di ore di sonno, ma questa cosa a lungo andare diventa controproducente per tutto. Sì vorrei avere più tempo, ma penso anche che saperlo gestire bene sia la chiave per riuscire a fare tutto. Adesso poi mi sono un po’ avvantaggiato, quindi sto in un momento un po’ più sereno diciamo (:

#FacceCaso

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