Nuovo appuntamento con le nostre interviste musicali: oggi è Roberto Montisano a passare sotto le grinfie della nostra redazione per il nuovo singolo.
Nuovo appuntamento con le nostre interviste musicali: oggi è Roberto Montisano a passare sotto le grinfie della nostra redazione per il nuovo singolo.
Dopo averci conquistati con la delicatezza del suo ultimo singolo “Saudade di Te”, Roberto Montisano — cantautore calabrese che vive tra Milano e Lisbona — si prepara a pubblicare il suo primo EP, “Respirare la Polvere”, in uscita all’inizio del 2026. La sua musica mescola introspezione e immaginario visivo, frutto di un percorso che intreccia architettura, scrittura e ricerca personale. Con lui abbiamo parlato di formazione, libertà artistica e della nostalgia come materia creativa.
Questo è un sito dedicato agli studenti, quindi non possiamo che iniziare col chiederti se ti andasse di raccontarci qualcosa sul tuo percorso scolastico. Com’è andata?
Dopo il Liceo Scientifico a Catanzaro Lido, ho studiato Architettura al Politecnico di Milano per i primi 4 anni, poi l’ultimo in Erasmus a Lisbona, città dalla quale non sono più andato via. Per quanto la professione dell’architetto non sia entusiasmante come ti insegnano all’università, quello che devo al mio percorso di studi è sicuramente avere oggi la capacità di approcciare un progetto: che si tratti di una canzone, un cortometraggio o di un lavoro grafico. Il cosiddetto “metodo”, possiamo dire. Del resto, la formazione nell’architettura è molto trasversale e tocca tanto le parti scientifiche quanto quelle umanistiche. Lo stesso Umberto Eco ha definito l’architetto come una figura capace di orchestrare diversi tipi di conoscenze.
E con lo studio della musica che tipo di rapporto hai? È vera quella cosa che si dice che non si può fare musica se prima non la si è studiata? E com’è stato per te?
Ho studiato sia chitarra che canto, e personalmente continuo a studiare, in quanto credo che ci sia sempre margine per migliorare e che lo studio sia fondamentale per me. Ma questa è la mia esperienza personale: conosco persone che hanno scarse conoscenze tecniche di armonia, ad esempio, eppure riescono a farti emozionare quando suonano. Forse, e dico forse, nella musica ci si può mettere la conoscenza o l’anima, oppure entrambe. Ed in qualche modo spesso una finisce per compensare l’altra. Per cui direi libertà e apertura per ogni tipo di percorso, che per fortuna rende ogni individuo diverso dall’altro.
Che tipo di rapporto hai alla scrittura con il portoghese e con l’italiano? C’è qualcosa che riesci ad esprimere solo con una o l’altra lingua?
Generalmente tendo a scrivere in italiano perché è la lingua in cui riesco a esprimermi meglio. In fase di scrittura o di mumblling di tanto in tanto mi viene qualche espressione portoghese, ma ad essere sinceri non più di questo. Potremmo parlare invece dell’influenza di alcuni concetti tipici della cultura lusofona che non sono esattamente traducibili in italiano. Il bello viene proprio quando si prova a descriverli o a usarli con una lingua che non può sintetizzarli precisamente. Ad esempio, proprio in “Saudade di Te” c’è questa contaminazione linguistica che trovavo interessante e apriva a diversi spunti narrativi.
Come mai il tuo debutto solista è avvenuto solo ora? Quando hai capito che era arrivato il momento giusto?
Questa è una bella domanda, che tra le righe mi fa sentire un po’ troppo cresciuto per debuttare ahahah. Il mio decidere di debuttare è stato un incastro di vari motivi: innanzitutto era da un po’ che sentivo di avere veramente qualcosa da raccontare e che fosse importante, soprattutto per me, raccontarlo. Da qui la voglia di aprire la porta della mia stanzetta al mondo e di cercare persone a cui il mio progetto possa arrivare e smuovere qualcosa — o per lo meno trovare qualcuno che ci si riconosca, come è successo tante volte a me con la musica. Oltre a questo c’è stato un fattore fondamentale: l’incontro con le persone giuste con cui mettermi a lavorare a questo progetto, in particolare Sean Cronin, co-autore dei testi e grande amico fuori dalla musica.
Programmi per il 2026, il cui inizio è ormai imminente?
All’inizio del 2026 uscirà il mio primo EP, “Respirare la Polvere”. E poi chissà Posso dire in breve che si tratta di una piccola raccolta di canzoni in cui abbiamo cercato di comunicare come la nostalgia possa assumere varie forme e di come non debba essere per forza qualcosa da demonizzare: un po’ come la polvere che si posa sulle cose vecchie che non riusciamo a buttare via, che continuiamo ad assimilare semplicemente continuando a respirare.


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