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Il Liceo Montessori, superstite del fascismo, spegne 90 candeline

Il Liceo Montessori, superstite del fascismo, spegne 90 candeline

Fondato nel 1928, chiuso nel 1933, riaperto nel 1963: la storia di una scuola, di un ideale, amato e odiato, che non ha mai smesso di vivere. “Erba c

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Fondato nel 1928, chiuso nel 1933, riaperto nel 1963: la storia di una scuola, di un ideale, amato e odiato, che non ha mai smesso di vivere.

“Erba cattiva non muore mai”, direbbero i più acidi. Già, perché non si può sempre piacere a tutti. Addirittura in una lettera Benito Mussolini definisce la fondatrice di questa scuola “una gran rompiscatole” , a tal punto di farle chiudere i battenti. Duro a morire, però, il liceo è stato solo “ibernato” dal 1933, “scongelatosi” 30 anni dopo quando si calmarono le acque. È il Liceo Maria Montessori, fondato dall’omonima pedagogista\filosofa\medico\scienziata e chi ne ha più metta.

Giusto per saperne un po’ di storia, inizialmente avrebbe dovuto formare insegnanti di solo sesso femminile. Ma su cosa si basa esattamente questo famoso metodo Montessori?

L’approccio del suo sistema educativo trova le sue radici in diversi ideali, primo fra tutti quello dell’apprendimento individualizzato. Di conseguenza questo criterio non si focalizza solo sulla massa degli allievi da istruire, ma sulla singola persona, per aiutare il singolo studente nel suo sviluppo mentale ed affettivo, coinvolgendo non solo il fisico ma anche la psiche e la mente; per questo l’apprendimento montessoriano è detto psicodidatta.

Altro concetto su cui si basa questa metodologia è quello della pedagogia scientifica, secondo cui il modo più adatto per aiutare la cura e la salute di una persona è tramite la sperimentazione e l’osservazione. Scientifico quindi, come il famoso metodo scientifico sperimentale, con concetti molto simili.

Altro caposaldo del suo sistema è quello del “continuum” , ovvero l’articolazione della psicologia evolutiva (dalla nascita ai 24 anni) in quattro piani di sviluppo di sei anni ciascuno. In ordine sono infanzia, fanciullezza, adolescenza e maturità, cosa che a noi sembrano scontate ma che prima non lo erano affatto.

L’apprendimento scolastico dunque deve andare di pari passo con i piani di sviluppo e la loro tempistica. Ciò che differenzia più di tutti questa educazione da quella tradizionale, è la cosiddetta “teoria del fare”, secondo cui l’apprendimento si compie attraverso il movimento finalizzato. Corpo e mente così facendo viaggiano su due binari paralleli. A ciò si aggiungono gli ideali di un attenzione all’ambiente, preparato per essere “liberante e costruttivo”, e il materiale di sviluppo, che si collega al discorso su un allineamento tra fisico e psiche.

La sede originaria, tanto bistrattata dal governo fascista, dopo la sua chiusura si è trasferita in Via Livenza, a Roma.

Fuori dall’Italia questo metodo è applicato da ben 1200 scuole in Germania, 370 in Irlanda, 220 in Olanda, 200 in India, 150 in Giappone e 4500 negli USA. Quale sarebbe il colmo per noi? Che sia paradossalmente utilizzato meno di tutti, con solo 137 scuole.

Nonostante tutto, auguri Liceo Montessori.

Di Emanuele Caviglia

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