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Il Sapienza Gladiators Racing Team raccontato da Giuseppe Castellitto

Il Sapienza Gladiators Racing Team raccontato da Giuseppe Castellitto

Scopriamo il Sapienza Gladiators Racing Team, nato per sviluppare la prima Moto 3 made in San Pietro in Vincoli. La testimonianza di un membro del tea

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Scopriamo il Sapienza Gladiators Racing Team, nato per sviluppare la prima Moto 3 made in San Pietro in Vincoli. La testimonianza di un membro del team.

Moto e Università. Non solo un hobby, ma una vera sfida accademica e personale. Da oltre un anno opera alla facoltà di ingegneria del più grande ateneo romano il “ Sapienza Gladiators Racing Team ”, squadra che sviluppa un prototipo di Moto 3 per gareggiare in un’importante competizione universitaria mondiale.
Maggiori informazioni le abbiamo raccolte attraverso le parole di un membro di questo team.

Giuseppe Castellitto, studente di ingegneria, fai appunto parte del team. Raccontaci un po’ di te e della tua vita universitaria, come sei entrato a far parte del progetto.

Allora io sono uno studente laureando di ingegneria meccanica. Faccio parte del gruppo Sapienza Gladiators Racing Team, che si occupa di progettare e produrre un prototipo di moto della categoria moto 3 per partecipare alla competizione “Motostudent” . Nell’ambito della competizione  abbiamo alcune limitazioni per rendere la gara equa tra tutti i team partecipanti, oltre 50 da tutto il mondo divisi in due categorie: parte “Petrol”, motore a combustione interna, e la “parte elettrica” con  un motore elettrico. Noi stiamo partecipando alla Petrol, con un motore Ktlm RC 250, facente parte del kit Moto Student, che è uguale per tutte le altre squadre. Le altre componenti uniformate per tutti sono cerchi, pinza dei freni e pneumatici, oltre alla base del motore. Gli altri elementi sono liberi dalla progettazione del team. Io mi sono occupato nello specifico del motore, abbiamo quindi progettato tutto ciò che è legato alla trasmissione di potenza, aspirazione e lo scarico.

Quando è nato il progetto?

Fondamentalmente un anno fa, questa è la prima edizione della gara a cui La Sapienza partecipa ed è nato sotto iniziativa del professor Antonio Calcaterra che ha investito in questo team anche dal punto di vista finanziario. Possiamo dire di essere un team “rookie”.

È stato un investimento voluto sia dal professore che dall’università?

Sì, ma anche da parte degli studenti studenti che impiegano tempo ed energia oltre i libri.

Per il primo anno vi eravate posti determinati traguardi, sia in progettazione che nelle prime sfide sul campo?

La sfida maggiore è di arrivare ad Aragona, con una serie di deadline che dobbiamo rispettare per farne parte. Altrimenti si viene esclusi dalla partecipazione. Questo è il main focus in corso, poi quello più grande sarebbe andare lì e vincere la gara, che è unica e secca, ma articolata in più prove.

 

Voi come vi sentite? A buon punto?

Si siamo a lavoro molto avanzato, progettazione conclusa, stiamo aspettando una serie di componenti che stanno arrivando, altri in costruzione come il telaio, realizzato interamente da noi per la nostra moto. Quindi a breve cominceremo a vedere la moto completa e poi partire con le prove in vista.

Quindi Aragona obiettivo finale. Periodo?

Dal 3 al 7 ottobre.

Hai detto 50 università da tutto il mondo. Voi vi interfacciate con altri team in Italia?

Sì, ce ne sono altri come quelli del Politecnico di Torino, Milano, Brescia, ma naturalmente essendo in competizione non ci rapportiamo più di tanto. Al massimo ci si aiuta sui regolamenti. Inoltre, gli altri team hanno magari altri competitors per altre gare a cui partecipano.

A tuo parere, un team più sviluppato in Italia?

Gli altri partecipano tutti da 10 anni, l’inizio di questa competizione, quindi inevitabilmente hanno maggior supporto tecnico ed economico, più consolidato.

Ipotizziamo una vostra vittoria, o un buon risultato. Può esserre un punto di svolta in progettazione e crescita di investimenti esterni? Avete accesso a sponsor?

Sì, alcuni ci hanno supportato con la fornitura di materiali e pezzi, ma anche economicamente. Una volta che si vince sì, sarebbe una grande vetrina sia per investimento economico che tecnologico. La parte di ricerca è comunque fondamentale.

Ci sono società di moto che si interessano a questi progetti universitari?

Sì, ad esempio pescano assunzioni da questo bacino due aziende come Suzuki e Honda, avendo un’esperienza provata sul campo chi si cimenta.

Quindi per voi diciamo è un’ottima opportunità sia per mettervi realmente alla prova oltre la teoria, sia come vetrina di lancio.

Sì, senza dubbio sono possibilità importanti.

Prima parlavi delle categorie Petrol ed elettrico. Su quest’ultimo state lavorando o pensate di focalizzarvi in futuro?

Forse ci si focalizzerà in una seconda fase, sono comunque due competizioni distinte, o si partecipa a una o all’altra. In questo momento il motore elettrico non l’abbiamo sviluppato.

Se pensiamo come anche da poco c’è stato il Gp di Formula 1 elettrica a Roma, è un settore in crescita.

Si senza dubbio con l’uscita delle nuove moto elettriche andrà ad aumentare tale componente, sia come investimenti che acquisti.

Da futuro ingegnere, pensi ci possa essere un rimpiazzo totale del petrolio col settore o c’è ancora bisogno di parecchia strada da fare per diventare mercato di consumo e gare?

A mio parere personale, al momento no perché l’elettrico ha i suoi classici problemi delle batterie con tempi di ricarica ancora lunghi. In futuro, col cambiamento della tecnologia delle batterie, potrebbe essere ipotizzabile, ma allo stato attuale no.

Ultime domande, il nome della vostra moto?

La biga, per richiamare le origini “romane” da Gladiators Team

Il vostro pilota?

Come noi è uno studente, nel suo caso di ingegneria spaziale anche responsabile del reparto di aerodinamica del team.

Allora, voi vi lanciate a 360 gradi su una sfida importante e difficile, noi non possiamo che farvi un sincero in bocca al lupo!

#FacceCaso

Di Umberto Scifoni

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