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Oggi è la giornata mondiale degli insegnanti. E non se la passano così bene

La legge non li tutela molto, gli stipendi sono bassi e, ad oggi, in Italia ci sono ancora molti precari. Spesso non li amiamo. Spesso, inoltre, sono

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La legge non li tutela molto, gli stipendi sono bassi e, ad oggi, in Italia ci sono ancora molti precari.

Spesso non li amiamo. Spesso, inoltre, sono impreparati e demotivati. Ma sapresti dire perchè hanno quell’atteggiamento disfattista? Non sono tutti uguali, questo è innegabile: c’è chi ancora si aggrappa alla passione per un lavoro che dà più dubbi che certezze. Parlo degli insegnanti, sì, quelli che ti mettono la nota o ti regalano quel 6= per il quale potresti commettere un omicidio volontario. I docenti, però, sono anche quelli che ti insegnano e che pongono le basi per il tuo domani. E se arrivano in classe scocciati, fidati, non sempre è a causa di qualche studente (come me) particolarmente casinista.

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Oggi, 5 ottobre, è la giornata mondiale degli insegnanti, un evento istituito dall’UNESCO nel 1994 e che vuole ribadire il ruolo centrale dei docenti, mettendo in rilievo la loro importanza nel percorso di formazione, educazione e guida delle nuove generazioni. Ma da festeggiare c’è ben poco. Come viene spesso ribadito dall’Associazione Sindacale ANIEF, le cifre che ruotano attorno ai professori non sono quelle che realmente gli dovrebbero spettare. Il decreto ‘Buona Scuola’, che si è da sempre proposto di modificare gli stipendi, ha stanziato un budget di 200mln di Euro per gli aumenti, garantendo, così, ad un misero 10% la possibilità di incrementare la propria busta paga. Lo Stato, in realtà, è in debito di ben 9 miliardi nei confronti dei docenti. Aggiungendo questa cifra, infatti, si raggiungerebbero gli standard dell’Unione Europea. Giusto per fare un esempio rimanendo in tema di UE, in Germania si può andare in pensione dopo 24 anni di servizio mentre qui si sta pensando di alzare la soglia minima ai 65 anni. Inoltre, sebbene vi siano stati diversi nuovi assunti a tempo determinato, il loro destino non sembra roseo visto che per almeno una decina di anni difficilmente guadagneranno più di 1.300 Euro al mese. Proseguendo e addentrandoci nel ‘sistema’, si può notare che oggi chi entra a lavorare nella scuola, avrà il 35% dell’attuale stipendio: dunque lavorerà 43 anni per avere la pensione sociale. Poco da festeggiare, dicevo, e ciò emerge nettamente dalle parole al veleno di Marcello Pacifico, il presidente dell’ANIEF: “Basti pensare alla ‘supplentite’, che il premier aveva detto di voler stroncare: prima della riforma c’erano 120mila precari e anche dopo il piano straordinario di assunzione, per far funzionare la scuola se ne continuano a chiamare 100mila. E questo per le solite esigenze di risparmio, perché in questo modo lo Stato risparmi sulle mensilità estive e gli scatti stipendiali. Esattamente come nel passato. È arrivato il momento di cambiare. Ma stavolta alle parole devono seguire i fatti. Altrimenti la professione non si risolleva e la crisi non può che lievitare”. I problemi legati al ‘mondo docenti’ sono molti di più, qui ho riportato solo una fetta del disagio che i prof vivono. Disagio che, importante ricordarlo, ricade inevitabilmente su di noi.

La “formula matematica” in realtà non sarebbe così complessa: adeguato stipendio = incremento del lavoro = reale passione = buona scuola (ma davvero),
#FacceCaso
Tanti auguri agli insegnanti…

Di _Riccardo Zianna_

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