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107/2015: una legge, tanti disagi

Il Comitato Leadership alla scuola difende i diritti dei docenti per un'istruzione libera e trasparente. Di Giulia Pezzullo Una legge fastidiosa, un g

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Il Comitato Leadership alla scuola difende i diritti dei docenti per un’istruzione libera e trasparente.

Di Giulia Pezzullo

Una legge fastidiosa, un governo discutibile e un comitato popolare arrabbiato. Sono questi gli ingredienti della battaglia contro la 107/2015 “Buona Scuola” di Renzi. Il 7 febbraio 2016 è stato costituito a Napoli il Comitato Nazionale Leadership alla scuola, composto da insegnanti, genitori, legali volontari, studenti e iscritti e non iscritti ai sindacati, con lo scopo di contrastare a colpi di referendum i punti della legge per la riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione.

La 107/15, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 15 Giugno 2015, si prefigge in linea teorica di innalzare i livelli di istruzione, garantire lo studio, prevenire l’abbandono della scuola e creare un ambiente formativo aperto contrastando le disuguaglianze. Non la pensa così la FLC CGIL che sottolinea la pericolosità di questa legge sia per gli insegnanti sia per l’istituzione scolastica in generale; secondo la Federazione Lavoratori, questo decreto porterà ad una forte spaccatura tra scuola e libertà di insegnamento provocando una serie di licenziamenti di massa dovuti alle nuove assunzioni previste dal concorso Buona Scuola che esclude i precari dalle graduatorie e richiede maggiori requisiti di partecipazione. Il Comitato Leadership, a questo proposito, sta organizzando una raccolta firme, che partirà ad aprile e si consumerà nei tre mesi successivi, per poter presentare la richiesta di referendum abrogativo contro la nuova legge Renzi. I punti più scottanti che per ora sono coinvolti in questa battaglia riguardano quattro argomenti principali: ‘School Bonus’, alternanza scuola-lavoro, poteri del dirigente scolastico e valutazione di merito da parte del preside.

La questione ‘School Bonus’ pone l’attenzione sulla possibilità per le scuole private di ricevere agevolazioni fiscali con l’eventuale vantaggio di pagare meno tasse sulle rette scolastiche annuali. Per quanto riguarda l’alternanza scuola-lavoro, il Comitato chiede l’abrogazione dell’obbligo di accumulare 200 ore nei licei e 400 negli istituti professionali, lasciando così alla singola scuola e ai docenti la possibilità di gestire le attività di insegnamento secondo le proprie specifiche necessità. In merito ai poteri del dirigente scolastico, invece, si propone la cancellazione della chiamata diretta dei docenti in ambiti territoriali per impieghi esclusivamente triennali. Per finire, si vuole ripristinare il comitato di valutazione secondo il vecchio Testo Unico 297/94 in modo da eliminare la valutazione di merito da parte del dirigente scolastico per l’attribuzione del fondo per la valorizzazione dei docenti.

Il Comitato Nazionale Leadership alla scuola sembra essere molto agguerrito, tanto da aprire anche un sito web dedicato alla battaglia contro la legge “Buona Scuola” dove vengono descritte dettagliatamente le motivazioni che spingono alla richiesta del referendum. Viene anche specificato che la possibilità di iniziare realmente il percorso per le abrogazioni della 107 sarà data solo da un conteggio firme pari o superiore a 500mila, da depositare presso l’Ufficio centrale della Cassazione entro il 30 settembre 2016. Perché tanta fretta? La legge 352/70 impone che la presentazione della domanda di referendum popolare sia anteriore di un anno alla scadenza di una delle due Camere e non avvenga nei sei mesi successivi alle elezioni politiche. Dunque, se la raccolta firme non dovesse avere successo, bisognerà aspettare una data successiva al 2017.

È senza dubbio ammirevole la forza d’animo di un gruppo di persone che, a prescindere dal proprio lavoro (si pensi ai genitori non insegnanti o agli studenti che prendono parte a questa battaglia), difende la dignità dei docenti e il valore della scuola come luogo in cui poter insegnare con la sicurezza di promuovere l’istruzione e senza la paura di perdere il lavoro. Non è affatto banale al giorno d’oggi il senso di appartenenza ad un gruppo e il desiderio di affermazione di punti di vista comuni; favorevoli o contrari all’abrogazione della legge 107/2015, bisogna in ogni caso riconoscere il valore ultimo di persone che vogliono fare il proprio lavoro e vogliono farlo come si deve.

Di Giulia Pezzullo

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