L'accordo con il Technion di Haifa rischia di saltare L’Università di Torino concederà delle aule al Technion di Haifa per un seminario scientifico. S
L’accordo con il Technion di Haifa rischia di saltare
L’Università di Torino concederà delle aule al Technion di Haifa per un seminario scientifico. Sicuro. Sicuro? Non più così tanto. Giovedì si deciderà se boicottare o no l’accordo. Il perché è presto detto, con i firmatari della petizione nelle vesti di Roberto Beneduce, docente dell’Università, e Ronnie Barkan, attivista israeliano: il Technion di Haifa collabora con l’esercito israeliano contro i palestinesi e la Palestina. Un’accusa, questa, definita “assurda” pochi giorni fa dal sindaco di Torino Fassino, ma che all’Università ha già ottenuto 55 consensi, 55 firmatari della petizione.
Registriamo all’interno dell’Università pareri contrastanti. Si esprime cosi, infatti, il vicedirettore alla ricerca Federico Bussolino, favorevole all’accordo con l’istituto tecnologico di Haifa: “L’Università deve essere un luogo di discussione, dove si può esprimere anche il dissenso. E’ meglio un dibattito tra posizioni diverse, ma anche una voce sola deve avere il suo spazio”. Risponde la professoressa di Geografia Culturale Daniela Santus: “Il diritto d’opinione esiste solo per alcuni, basti pensare a Panebianco a Bologna. Se un gruppo di docenti chiedesse un’aula per proporre di boicottare le istituzioni palestinesi, verrebbe messa a ferro e fuoco”. A chiedersi quanto sia ragionevole l’iniziativa del boicottaggio, anche il docente di semiotica e membro della comunità ebraica Ugo Volli: “L’ateneo deve proibire un incontro contrario allo spirito dell’università e alla costituzione: è come se i nazisti chiedessero di fare un’iniziatica contro il 25 aprile. Questi studenti sono antisemiti. L’Emt, le università cinesi o lo stesso Politecnico non fanno ricerca militare? Perché se la prendono solo con Israele?”.
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