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TARDIS porta in alto la Sapienza; INTERVISTA ESCLUSIVA ad uno studente

TARDIS porta in alto la Sapienza; INTERVISTA ESCLUSIVA ad uno studente

Cosa vuol dire essere parte di un progetto internazionale? Lo abbiamo chiesto a Luca Collettini, che sta collaborando all'esperimento TARDIS. Imparar

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Cosa vuol dire essere parte di un progetto internazionale? Lo abbiamo chiesto a Luca Collettini, che sta collaborando all’esperimento TARDIS.

Imparare attraverso il fare; è sicuramente questo l’obbiettivo principale di coloro che hanno preso parte a TARDIS, l’esperimento curato da un gruppo di studenti del Laboratorio di Sistemi Spaziali e Sorveglianza Spaziale della Sapienza di Roma che sarà a bordo del pallone stratosferico BEXUS29.

Quest’ultimo verrà lanciato il prossimo ottobre dal SSC Esrange Space Center di Kiruna (Svezia) e, nell’ambito del progetto tedesco-svedese REXUS/BEXUS, avrà al suo interno diversi esperimenti sviluppati da team di studenti; tra questi ci sarà anche quello dei nostri “amici” della Sapienza.

Per saperne di più noi di FacceCaso abbiamo contattato Luca Collettini, che sta lavorando in prima persona alla costruzione di TARDIS, e ci siamo fatti raccontare la sua personale esperienza. Ecco che cosa ci ha detto:

Luca, parlaci del vostro esperimento; in che cosa consiste?
In pratica il nostro esperimento sfrutterà il segnale VOR (un segnale a frequenza molto elevata, ndr) per determinare la posizione e l’assetto in tempo real dell’esperimento stesso. Inoltre a bordo sarà presente un’altra antenna che dovrebbe rispondere alle variazioni di assetto per puntare un target fisso presente a terra.

Ci puoi dire in che modo hai partecipato al suo sviluppo? Quale compito ti è stato assegnato?
Allora innanzitutto ti dico subito che l’esperimento è nella sua fase iniziale, niente è stato ancora realizzato. In ogni caso sono il workgroup leader dell’RF System, il sottogruppo che si occupa del design dell’apparecchiatura radio. Inoltre collaboro alla realizzazione dei vari software, da quello di bordo a quello della stazione di terra.

E fin qui che cosa hai imparato da quest’esperienza?
Oltre ad applicare nella pratica moltissimi concetti tecnici, ho imparato soprattutto come si gestisce un progetto di questo tipo e come si lavora in gruppo; quest’ultima è una cosa che si fa raramente a lezione.

Secondo te che impatto può avere un progetto di questo tipo sulla crescita “professionale” di uno studente di Ingegneria Aerospaziale come te?
A mio parere può avere un impatto enorme perché si è seguiti da esperti del settore da cui si impara molto sotto l’aspetto tecnico e attraverso i quali ci si fa un’idea di come funzionano le cose nel loro ambiente. Ovviamente questo è il mio pensiero; so che per altri ragazzi ciò che conta maggiormente è laurearsi in tempo e col voto più alto possibile ma è una logica dalla quale mi dissocio.

Tu fai anche parte dello Space Team della Sapienza Aerospace Student Association (SASA); puoi anticiparci qualche futuro progetto del team?
Lo Space Team continuerà a fare ciò che ha sempre fatto: parteciperà alla CanSat Competition (si tratta di una gara di lancio di razzi progettati da gruppi di studenti che si tiene in Texas e che viene organizzata annualmente dall’American Astronautical Society, ndr) cercando di ottenere risultati sempre migliori.

#FacceCaso

Di Gabriele Scaglione

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