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In viaggio con AIESEC: il Brasile di Erika

In viaggio con AIESEC: il Brasile di Erika

“Sono cambiata in tutti i sensi, ora sorrido di più e sorriso in modo sincero, ho più autostima". Leggi la storia di Erika, studentessa siciliana e at

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“Sono cambiata in tutti i sensi, ora sorrido di più e sorriso in modo sincero, ho più autostima”. Leggi la storia di Erika, studentessa siciliana e attivista di AIESEC, e di come il volontariato può attivare i giovani per il cambiamento.

Bambini sorridenti, coraggio e il sole brasiliano hanno accompagnato Erika nella sua esperienza di volontariato Global Volunteer in Brasile e le hanno permesso di ripartire. La sua vita è cambiata. Ecco come.

Ogni anno sempre più ragazzi decidono di trascorrere un’estate differente e partire per un progetto di volontariato donando il proprio tempo per aiutare persone in difficoltà. Solo nell’ultimo anno, oltre 700 ragazzi tra i 18 e i 30 anni hanno deciso di partire per un Global Volunteer, con AIESEC, il più grande network giovanile internazionale (più 50.000 membri attivi) con l’obiettivo di sviluppare una leadership consapevole nei giovani attraverso esperienze all’estero di volontariato.
Per ognuno di questi 700 ragazzi, il Global Volunteer ha significato tanto: ha dato una svolta alla loro vita, ha sviluppato la loro curiosità verso loro stessi e verso il mondo, ha ampliato i loro orizzonti e li ha aiutati ad uscire dalla propria comfort zone.

La storia di Erika

Per Erika, Global Volunteer ha significato “cambiamento”, “rivoluzione della visione di sé stessa”, “dimostrazione, a sé stessa e agli altri, di potercela fare”, maggior autostima, coraggio e, in un certo senso, anche un po’ di pazzia.
Erika è una ragazza originaria di Campobello di Licata in Sicilia, studentessa di Scienze della Formazione Primaria presso l’Università degli Studi di Enna, affetta ormai da diversi anni da distonia, una paralisi al lato sinistro del corpo, a causa di un angioma vicino al cervello. La scorsa estate ha deciso di dare una svolta alla propria vita e uno “schiaffo morale” a chi, negli anni, l’ha discriminata e presa in giro, a tutte le persone per le quali Erika era solo la sua disabilità e non una ragazza gentile, solare, a volte un po’ testarda e con tanta voglia di fare ed imparare: ha fatto tutto questo grazie ad un Global Volunteer ad Emaùs, in Brasile.

Il Giramundo

Il suo progetto, Giramundo, prevedeva che i volontari creassero e tenessero delle lezioni sul proprio Paese, la propria cultura, i propri usi e costumi a bambini di tutte le età, coinvolgendoli anche in attività extrascolastiche e giochi all’aperto. Fin dal primo giorno, Erika è stata accolta da un sacco di bambini con sorrisi ed abbracci: quei sorrisi un po’ sdentati ma sinceri, quel grande abbraccio, quell’affetto proveniente da bambini che non avevano quasi niente, provenienti da situazioni familiari difficili, hanno aiutato Erika a trovare la motivazione e la forza giusta per affrontare sei settimane lontane da casa, a portare a termine il progetto, nonostante tutte le difficoltà iniziali.
“Il bambino ti ama, non conosce ancora il dubbio, non sospetta di niente: e come potrebbe? È di una purezza tale… è pura consapevolezza, è puro amore” diceva Osho e per Erika è stato proprio così: nessun bambino le ha mai chiesto cosa avesse alla mano o perché fosse diversa da loro, nessun bambino, al momento di formare un cerchio con tutti gli altri, ha mostrato alcuna titubanza, paura o pietà negli occhi al momento di prendere la mano di Erika, situazione che in Italia le è capitata troppo spesso.

Le difficoltà iniziali

“Il momento più emozionante di tutto il progetto” racconta Erika con gli occhi lucidi “è stato quando, durante una festa organizzata da noi volontari, Léon, il coordinatore del progetto, mi ha fatto tenere in braccio la sua nipotina di un anno. So che per molti, probabilmente questo gesto non vuol dire niente, che per tanti è quasi una banalità, ma per me è stato un turbinio di emozioni unico: mai, in tutta la mia vita, qualcuno mi aveva fatto tenere un bambino in braccio per via del mio problema, perché, a loro direz il rischio di perdere la presa e farlo cadere era sempre troppo alto.) Tenere la piccola Alicia in braccio, vederla sorridere, sentirla ridere, ballare con lei, mi ha riempito il cuore di gioia, di una felicità tale da non riuscire a trattenere le lacrime ricordando questo momento”.

I sorrisi

Grazie al Global Volunteer, la famiglia di Erika si è allargata: una delle attività previste dal progetto prevedeva la visita di alcuni villaggi della zona, abitati da famiglie povere, da supportare ed assistere nella cura dei bambini e alle quali portare anche beni di prima necessità. Durante una di queste visite, Erika ha conosciuto la famiglia Pereira composta da mamma Ana, papà Bruno, il figlio Felipe di 6 anni e la sorellina Gudmila di 4: vivono tutti e quattro stretti in una baracca che basterebbe forse per due in una zona di Maracanau, il padre lavora saltuariamente e la famiglia sopravvive solo grazie al sussidio di 350$ che mensilmente riceve dallo Stato, sussidio che, però, il presidente brasiliano vorrebbe eliminare. Erika è rimasta talmente colpita dalla storia di questa famiglia, dalla loro resilienza nonostante le sfide quotidiane, che, assieme ad una sua amica e volontaria con lei ad Emaùs, ha deciso di adottare tutti e quattro, mamma, papà e i due bambini. Proprio qualche giorno fa, Erika ha ricevuto la foto dei Pereira e un biglietto in cui la ringraziano per tutto quello che sta facendo, per l’aiuto e per il supporto: “È meraviglioso vedere qualcuno che ti apprezza anche per poco”.
Dopo aver festeggiato il compleanno ad Emaùs, con tanto di festa a sorpresa, torta di compleanno e bigliettini regalo scritti dai bambini, Erika è tornata a casa nella sua bella Sicilia con le idee molto chiare: “Questa esperienza è stata a dir poco fantastica, sono cambiata in tutti i sensi, ora sorrido di più e sorriso in modo sincero, ho più autostima in me stessa e ho anche più voglia di continuare a vivere la vita”.

E per il futuro?

“Questa esperienza ha confermato uno dei miei più grandi sogni che avevano fin da piccina, ovvero diventare insegnante e lavorare con i bambini. Un giorno o l’altro spero di poter tornare ad Emaùs. Nel frattempo, continuo a studiare, a dedicarmi ai miei hobby e adesso ho in programma di scrivere un libro su questa mia esperienza”.

Che dire? Buona fortuna per tutto Erika!

#FacceCaso

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