Nuovo appuntamento con le nostre interviste musicali: oggi è Layz a passare sotto le grinfie della nostra redazione per parlare del nuovo singolo. “M
Nuovo appuntamento con le nostre interviste musicali: oggi è Layz a passare sotto le grinfie della nostra redazione per parlare del nuovo singolo.
“Mille sbagli” è il nuovo singolo del rapper Layz prodotto da PrezBeat. Il brano, per l’etichetta Stage One, è disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali dal 14 gennaio 2022.
Per l’occasione, gli abbiamo fatto qualche domandina…
Ciao Layz, come ti descriveresti come persona e rispetto alla tua identità artistica oggi?
Ciao grazie mille per avermi invitato. Fin da bambino ho vissuto esperienze che hanno fatto si che il mio carattere fosse introverso, tutt’ora è così e utilizzo la musica per dare voce a cose che altrimenti rimarrebbero all’interno rischiando di schiacciarmi, sono sempre stato una persona molto sensibile a determinate situazioni. Ho qualcosa dentro che non ho mai capito e tutt’ora cerco di capire attraverso la lettura e la musica, penso che la strada sia molto lunga ma sono sicuro che sia quella giusta. Ogni forma d’arte serve anche per esorcizzare le paure che altrimenti resterebbero inconsce, credo di averne tante che ancora non conosco ma sapere che ci sono è il primo passo per trovare la luce.
Artisticamente la mia identità è rap nel senso più puro del termine, l’hip hop è un mondo in cui mi sono sempre riconosciuto e trovo in questa cultura molti ideali a me cari. Cerco però anche di lavorare a 360 gradi se una cosa mi piace, che sia prettamente rap o che strizzi l’occhio ad altri generi, mi ci butto a capofitto cercando sempre di dare il meglio. Il mio albero è il rap, la matrice, da cui poi partono i vari rami. Faccio sempre quello che mi piace indipendentemente da quello che va, ho imparato in questi anni che anche quando sembra che possa morire la cultura hip hop si rialza sempre.
Lazzaro Zani all’anagrafe, in arte Layz: ci racconti come e perché nasce questo pseudonimo?
Come hai detto tu io mi chiamo Lazzaro all’anagrafe e da quando sono nato tutti mi chiamano Lazza, e quando ho iniziato a fare le mie prime cose con il gruppo dei tempi mi firmavo così, solo che poi è uscito un altro rapper che in poco tempo è arrivato e io ho dovuto per forza di cose cambiare. Fa anche ridere se vogliamo ma è la verità dei fatti. Successivamente con il gruppo che ti dicevo ho utilizzato lo pseudonimo Enki, un personaggio fondamentale nella storia antica Sumera, e ancora mi è molto caro. Quando il gruppo si è sciolto sono ripartito da zero e il primo passo era cambiare nome. E pensandoci per un bel pò di tempo è uscito Layz. Ho fatto un pò fatica a trovarlo ma non appena è arrivato, come un vestito, mi è stato perfettamente addosso. Ed ora non lo tolgo più, e ricomincerò a utilizzare anche Enki più avanti.
Cosa sognavi di diventare “da grande” e che bambino sei stato?
Come raccontavo prima sono sempre stato molto introverso, non parlavo mai. Ci sono state delle esperienze che mi hanno segnato dalla più tenera età e ancora oggi le porto come delle cicatrici. La musica mi ha sempre fatto stare bene, quando ero piccolo mio padre collezionava vinili e io ho passato la mia infanzia ascoltando il nostro cantautorato che mi ha cresciuto, poi è arrivato il rap che mi ha subito preso in spalla, ogni volta che stavo male c’era qualcuno che mi dava conforto ovvero quei rapper che hanno contribuito alla mia crescita. Li vedo come dei fratelli maggiori, e sognavo un giorno di trovarmi a parlare con loro e ad essere parte di quel mondo. Sicuramente sognavo di diventare io un giorno uno dei punti di riferimento per i ragazzi con il rap.
Cosa rappresenta per te la musica in generale e il tuo fare musica in particolare? E quale credi sia il potere della Musica e il suo principale pregio e valore?
Per quanto mi riguarda mi ha salvato la vita, c’è stato un periodo in cui mi stavo buttando via, facevo tutto ciò che mi procurava danni fisici e mentali, e la musica è stata la mano che è arrivata tesa a prendermi e a portarmi fuori dal baratro. Ad oggi è la cosa più importante della mia esistenza. Fare musica mi ha salvato e rappresenta l’occasione di non mollare, di non lasciarsi andare e perdersi nella foresta che è la vita. Se scarseggio di speranze la musica è li a darmi un altro punto di vista e regalarmi il motivo per continuare a credere e a vivere.
Oltre a tutte le cose che ti ho detto sopra, in generale il potere della musica è l’unione e il rap, in particolare agli arbori ma credo che in fondo anche oggi, è unione.
Quando ascolti o guardi un Artista cosa ti impressiona positivamente e più ti entusiasma?
La professionalità e l’umiltà in primis. Per farti un esempio uno dei miei artisti preferiti è Caparezza e quando parla nelle interviste o quando canta dal vivo traspare sempre la sua grande umiltà e rispetto per la musica che fa e per le persone che lo ascoltano, nonostante la star quale è e il successo che ha. Poi ovviamente lo stile e i contenuti, ma non meno importante è l’entusiasmo, quando un’artista resta entusiasta in quello che fa nonostante gli anni che passano si nota subito e mi carica tanto.
C’è qualcuno al quale ti ispiri nel tuo percorso musicale e con il quale vorresti collaborare?
Sicuramente uno degli artisti a cui sono più legato e che mi ha ispirato a fare questa musica è Fabri Fibra, ti mentirei se ti dicessi che non ho il sogno di collaborare con lui un giorno. Ma ce ne sono tanti i Dogo con tutta la Dogo Gang sono stati un altro punto di riferimento, lo stesso Caparezza, Bassi Maestro, Rancore, Inoki. Mi piacerebbe collaborare con quegli artisti con cui sono cresciuto.
Quale esigenza hai riposto nel tuo nuovo singolo “Mille sbagli”, che è in radio e su tutte le piattaforme digitali dal 14 gennaio 2022?
Volevo fare una tipologia di canzone che ancora non avevo fatto, il tema del brano mi è venuto riascoltando il mio album precedente una sera, e in testa avevo un tipo di base che poi è quella che si sente. Volevo una cosa profonda ma quasi minimale, quel pianoforte basta e avanza, è la parte principale del brano assieme alla voce, senza esso non sarebbe stata così d’impatto la canzone. L’esigenza era quella di chiudere il cerchio che avevo aperto con il mio disco Lazzaro, era come se in quel progetto mancasse qualcosa che chiudesse un ciclo e Mille Sbagli è proprio questo. Ho raccontato la mia vita ma avevo bisogno di chiedere scusa agli altri e soprattutto a me stesso, non ero sicuro di averlo mai fatto prima per cui con l’arma migliore che ho, la scrittura, l’ho fatto una volta per tutte.
“Mille sbagli” tratta il tema degli errori e – hai spiegato – come alcuni di questi nascono per eccessi quotidiani, altri da decisioni non prese per paura ed altri ancora dal timore di fare la cosa sbagliata ma a pagare, spesso, sono le persone a noi più care come i genitori. Tu cosa ritieni possa essere definito “errore”, forse il non ottenere i risultati desiderati o magari quelli che desiderano per noi le persone più vicine?
Beh tra le cose che ho elencato in quel virgolettato l’errore più grande è non prendere delle decisioni per paura di sbagliare. Non credo che l’errore stia nel non ottenere i risultati desiderati, uno degli errori più grandi in questo caso sarebbe non provarci, appunto per paura di sbagliare. Sbagliare ci può stare nel perseguire i propri obbiettivi e spesso nel percorso sono utili per capire se devi girare a destra o a sinistra. Per quanto riguarda le persone più vicine, dovrebbero desiderare solo il bene per noi indipendentemente da quello che facciamo, nel mio caso l’errore più grande che ho fatto, ad esempio coi miei genitori visto che lo riporto nella canzone, è stato distruggermi davanti ai loro occhi e non dare loro l’opportunità di aiutarmi, non ho creduto in loro in quel caso, senza pensare che erano le persone che meglio mi conoscevano.
Da cosa pensi derivi il bene che una persona prova per un’altra?
Credo che una persona debba amare gli altri per come sono indipendentemente dalle proprie esigenze, preferenze o aspettative. Anche perché molto spesso si cerca in altre persone ciò che invece solo noi possiamo darci. È inutile cercare ammirazione da un altro se poi siamo noi i primi a non ammirarci, come è inutile chiedere amore a qualcuno se non siamo noi i primi ad amarci. L’amore non ha condizioni, molto spesso sento dire la frase “quando l’ho conosciuto/a era proprio lontano anni luce dal mio modo di essere” oppure “non mi sarei mai immaginato/a di poter innamorarmi di uno come lui/lei prima di conoscerlo” e questa frase è la risposta, l’amore non ha limiti.
Hai spiegato inoltre che, prima o poi, arriva il momento in cui la vita ci presenta il conto e la cosa più difficile da fare è chiedere scusa. Di cosa, a tuo avviso, bisogna scusarsi?
Se uno si ascolta lo sente quando ha sbagliato veramente. Io avevo dei sensi di colpa nei miei confronti non perché avevo sbagliato, o almeno non solo, ma soprattutto perché non avevo mai chiesto scusa. Avevo bisogno di chiedere scusa a qualcuno e chiedere scusa a me stesso per non averlo mai fatto prima.
Sempre in“Mille sbagli” canti di una certa “giungla”, che è metafora di cosa?
La giungla è il caos quotidiano della città, il tempo, la routine, il lavoro, la vita di tutti i giorni in breve. È il mondo in cui devi fare a gomitate con gli altri per avere un posto, sono le distrazioni inutili e il continuo rumore che ci ronza attorno. Tutto ciò che ti fa perdere lucidità in quello che vuoi veramente e che piano piano spegne i sogni che ognuno di noi ha e ci fa adeguare a una vita, magari comoda per certi versi, ma triste e sempre uguale.
Quali sono le tue priorità e quali i tuoi prossimi progetti a breve e a più lungo termine?
La priorità è sempre quella di continuare a fare musica e di migliorare e imparare sempre, ora mi godo l’uscita di questo singolo che sta andando molto bene. A breve termine ho un EP in dirittura d’arrivo in cui devo scegliere la modalità e i tempi con cui farlo uscire, a lungo termine, ma non troppo, ho già l’idea per un nuovo progetto più complesso come un album, però è in fase embrionale ancora. Ho voglia di fare, fosse per me farei uscire musica tutti i giorni ma le cose vanno studiate e fatte bene. Quello che so è che in un mondo in cui escono sempre più singoli io continuerò a fare degli album o delle raccolte, è il modus operandi con cui sono cresciuto e a cui sono più affezionato perché mi diverte di più.
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