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Mamma, oggi imparo come si fa il vino!

Mamma, oggi imparo come si fa il vino!

Il controverso ddl Stefàno: proposta di legge per inserire nelle scuole una materia per educare i ragazzi alla civiltà del vino. Di Giulia Pezzullo Im

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Il controverso ddl Stefàno: proposta di legge per inserire nelle scuole una materia per educare i ragazzi alla civiltà del vino.

Di Giulia Pezzullo

Immaginate una scuola dove insegnano a degustare i vini italiani e a riconoscere la maturazione dell’uva utilizzata. Immaginate di entrare in classe ed essere interrogati sulla storia e sulla produzione di questa bevanda. Se non ci riuscite, non dovete far altro che aspettare qualche mese e l’approvazione di un nuovo decreto legge che inserirà la materia “Storia e civiltà del vino” nell’offerta didattica.

Giovedì 24 marzo nella Sala Nassirya del Senato della Repubblica (a Roma), durante una conferenza stampa, il senatore Dario Stefàno ha proposto un disegno di legge a sua firma per rendere obbligatoria almeno un’ora di insegnamento inerente al mondo del vino in tutte le scuole primarie e secondarie. Il ddl 2254/16, se passerà, godrà dello stanziamento di 12,4mln di euro già a partire da settembre 2016, inizio ipotetico del progetto pilota in almeno due regioni: Puglia e Veneto. Nel pacchetto di insegnamento compaiono la storia del vino nei secoli nel bacino mediterraneo, la geografia italiana dei vitigni e il processo di produzione della bevanda; il senatore ha elencato questi punti (e altri) per far redigere un libro sul quale i ragazzi potranno studiare e tramite il quale un docente preparato appositamente potrà insegnare la nuova materia scolastica.

Il testo del decreto è praticamente pronto e si compone di sei articoli che regoleranno il progetto in modo da portarlo a regime e renderlo una normalità all’interno delle scuole. “L’Italia è da sempre la patria del vino; la nostra stessa storia è intrecciata con quella del vino” afferma Stefàno, aggiungendo poi: “Si tratta di contribuire a formare il patrimonio di cultura generale e del sapere delle nuove generazioni”. L’obiettivo non tocca solo il tasto dell’insegnamento puramente scolastico, ma abbraccia anche il problema sempre più frequente dell’abuso di alcolici tra i minori che bevono anche una volta a settimana per ‘sballarsi’ con gli amici. Secondo il senatore, educare al corretto consumo di uno dei simboli dell’Italia come il vino sarebbe una potente arma contro la diffusione di questa pratica pericolosa in quanto esorterebbe i ragazzi al consumo moderato della bevanda con lo scopo di degustare qualcosa di buono durante una cena.

Tuttavia, suona molto strana la decisione di stanziare dei fondi per aggiungere “Storia e civiltà del vino” nei piani educativi italiani quando si sono ridotte drasticamente le ore di “Storia dell’arte” perché “già dense di contenuti” (parole del ministro Giannini e, ancor prima, Gelmini). Fa stridere i denti il pensiero che si trovano 12,4mln di euro per un progetto simile ma mancano i fondi per mettere in sicurezza le scuole e per regolarizzare il sistema di assunzioni dei docenti. Non sono, infatti, tardate le proteste su questa proposta di legge. Sulla pagina Facebook del ddl, gli utenti del social domandano perché non si incentiva la conoscenza della musica lirica, dell’olio d’oliva o del pomodoro. L’ARCAT di Puglia (Associazione Club Regionale Alcologici Territoriali) denuncia in modo forte la stessa cosa, mettendo in luce che nel Paese dove non c’è posto per la “Storia dell’arte” e per la “Dieta mediterranea” trova largo consenso ai vertici politici la “Cultura del vino”. E non si trattiene neanche il medico dirigente dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, Andrea Ghiselli, che afferma che anche il vino fa parte della famiglia degli alcolici e, dunque, è potenzialmente pericoloso per la salute e per il benessere dell’uomo.

Una proposta alquanto controversa e che lascia pensare che i fondi per la scuola esistano solo per un do ut des tra politica ed economia (in questo caso, l’area di produzione e diffusione del vino ne gioverebbe notevolmente). Sono sempre ben accette le modifiche alla didattica mirate ad una formazione migliore per i ragazzi, anche basata sulla ricerca di un patriottismo che non esiste. Ma è questa la giusta direzione? Sembra proprio che il senatore abbia parlato sotto l’effetto di un paio di inebrianti e profumati calici di vino italiano.

Di Giulia Pezzullo

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