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Occupiamoci dei giovani disoccupati

Occupiamoci dei giovani disoccupati

Gli indici delle statistiche Istat segnalano ingenti difficoltà per gli under 35, con percentuali di impiego minime: le opzioni sono emigrare o rischi

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Gli indici delle statistiche Istat segnalano ingenti difficoltà per gli under 35, con percentuali di impiego minime: le opzioni sono emigrare o rischiare la povertà.

Di Silvia Carletti

La composizione dei poveri in Italia sta cambiando continuamente, estendendosi a fasce di età sempre inferiori. I giovani sono in assoluto i più fragili nel settore istruttivo, lavorativo e familiare. Questi indici sono strettamente connessi l’uno all’altro, in quanto minore è l’istruzione ricevuta, minore la possibilità di un lavoro che possa permettere al giovane di autosostenersi, e minore la possibilità di comporre una famiglia. Un figlio che nasce da una famiglia povera tra l’altro avrà a sua volta difficoltà nell’affermarsi, innescando un meccanismo sociale “concatenato” di generazione in generazione e dai costi futuri elevatissimi.

Secondo le statistiche dell’Istat, il 13,4% delle giovani coppie con figli manifesta una deprivazione materiale molto grave, vale a dire che la famiglia presenta almeno 4 sintomi di disagio su un totale di 9. Anche per i ragazzi che vivono soli la situazione economica è tragica: molti di loro preferisco emigrare e cercare fortuna all’estero come stranieri piuttosto che restare qui e vivere nell’indigenza. Il 28,6% dei giovani che vivono da soli, infatti, è a rischio povertà: questo significa che, stabilito il reddito medio nazionale, essi si trovano il 60% al di sotto questo valore.

Sul fronte dell’istruzione si registrano valori molto negativi con ben il 15% degli studenti fra i 18 e i 24 anni che ha abbandonato gli studi prematuramente. Il rapporto titolo di studio-povertà è inversamente proporzionale, in quanto sono più a rischio gli individui con minore istruzione alle spalle, ma anche i ragazzi che hanno conseguito una laurea universitaria sono una percentuale relativamente bassa, il 23,9% in confronto al 37,9% dell’Unione Europea, e non sempre godono di un’occupazione a tempo indeterminato.
Il tasso di disoccupazione è in aumento e il segmento di popolazione più soggetto alla mancanza o alla perdita di lavoro è quello giovanile, proprio la generazione nell’età potenzialmente più fertile e produttiva e a cui si dovrebbe per questo riservare maggiore attenzione: fra i 15 e i 34 anni il 23,2% è disoccupato e il 36,1% non ha mai avuto accesso al mercato del lavoro.

Il decreto Jobs Act del 2015 ha promosso nuovi sussidi per far fronte alla situazione attuale della disoccupazione: indennità e assegni come la Nuova Aspi e le Social Card sono contributi molto validi, ma altrettanto ristretti sono i criteri per ottenerli. Inoltre esiste la possibilità di una pensione sociale per tutti i giovani in stato di invalidità, di cui l’Italia conta 3600 casi.

Di Silvia Carletti

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