È di ieri la tragica notizia del ritrovamento di un corpo semi carbonizzato in via della Magliana, 1102. Le parole del fidanzato sono agghiaccianti. D
È di ieri la tragica notizia del ritrovamento di un corpo semi carbonizzato in via della Magliana, 1102. Le parole del fidanzato sono agghiaccianti.
Di Irene Tinero
In un parcheggio, dietro un cespuglio, vicino al ristorante “La Tedesca”, è stato rinvenuto il corpo di Sara Di Pietrantonio, ragazza romana di 22 anni. A circa 300 m dal ritrovamento c’era la sua auto completamente carbonizzata. La Squadra Mobile di Roma, che si sta occupando del caso, non esclude delle cause accidentali: è stata tuttavia aperta, su decisione del pm di turno Gabriella Fazzi e del procuratore aggiunto Monica Monteleone, anche la pista dell’omicidio volontario. Non è servita l’autopsia nè il vaglio delle telecamere di zona a rivelarci cosa sia successo tra le ore 3 e 30, quando Sara ha sentito l’ultima volta la madre, e le 5 di mattina quando i vigili del fuoco hanno fatto la macabra scoperta.
Tutto, perchè il suo fidanzato, il 27enne Vincenzo Paduano ha ammesso: “Le ho dato fuoco con un accendino dopo averla cosparsa di alcool mentre era ancora viva”.
Parole agghiaccianti, arrivate all’alba di oggi dopo otto ore di interrogatorio serrato. Le zie della ragazza, inoltre, dicono di aver trovato il corpo con le braccia larghe e la camicetta sbottonata.
Sentendo questa notizia, è inevitabile non pensare alla storia di Gelsomina Verde: Mina, come la chiamano tutti nel quartiere, ha 22 anni e lavora come operaia in un fabbrica di pelletteria, di quelle che si aprono di notte nei sottoscala napoletani e profumano di illegalità. Ma a Scampia questa è la normalità. Per qualche mese la ragazza si frequenta con Gennaro Notturno, le cose non vanno e la loro relazione finisce presto. Notturno però, qualche tempo dopo, decide di abbandonare il clan Di Lauro per passare con la parte nemica: in poche parole, sceglie di essere Scissionista e firma la sua condanna a morte. Peccato però che la fine non la segna solo per se stesso, ma anche per tutti quelli che hanno o hanno avuto un legame con lui, Mina compresa. Il 21 novembre 2004 la ragazza viene adescata con una scusa da alcuni fedelissimi dei Di Lauro che, dopo indicibili torture,
le sparano tre colpi alla nuca.
Volevano informazioni su Gennaro e devono aver provato ribrezzo loro stessi per quel che avevano fatto, tanto che
decidono di bruciare il corpo,
cancellando così ogni prova: nel quartiere non si pretende consenso, ma neanche scalpore ed opposizione. Per la prima volta in un guerra di camorra, una famiglia decide di costituirsi parte civile, ed è quello che scelgono di fare i Verde nel processo del 2006 contro Ugo De Lucia, classe 1978, considerato uno dei killer più efferati dei Di Lauro. Alla fine del processo, De Lucia, in quanto esecutore materiale, è condannato all’ergastolo e il boss Pietro Esposito riceve una condanna a 7 anni e 4 mesi. Il 13 dicembre 2008 Cosimo Di Lauro è condannato all’ergastolo perché considerato il mandante dell’omicidio. L’11 marzo del 2010 la famiglia Verde incassa 300.000 euro e rinuncia a costituirsi parte civile. A dicembre dello stesso anno, Cosimo Di Lauro è assolto dall’accusa di mandante.
Vale 300.000 euro la vita di una ragazza di 22 anni? È possibile morire così?
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