Tempo di lettura: 1 Minuti

Le concessioni sulle spiagge vanno messe all’asta e l’Italia trema

Le concessioni sulle spiagge vanno messe all’asta e l’Italia trema

L'UE boccia l'Italia: da oggi 30mila imprese attive sul territotorio a rischio. Le concessioni sulle spiagge vanno messe all’asta, l’Unione europea no

Mamma mia quanto mi manca… Quante cose ci mancano…
Dove studio: l’app per chi non trova mai posto per studiare
Elezioni 2018: tra Salvini e Di Maio si salvi chi può

L’UE boccia l’Italia: da oggi 30mila imprese attive sul territotorio a rischio.

Le concessioni sulle spiagge vanno messe all’asta, l’Unione europea non transige e boccia l’Italia: “Le concessioni sulle spiagge italiane vanno messe a gara” tuona il tribunale di Lussemburgo nella sentenza pubblicata oggi.
In poche parole, da ora in poi circa 30mila imprese attive sul territorio italiano rischiano di essere considerate abusive.

C’è da dire che l’attuale legislazione che prevede una proroga automatica e generalizzata della data di scadenza delle concessioni rilasciate, ha creato non pochi problemi e incomprensioni, tanto che per risolvere definitivamente la questione, i giudici italiani si sono rivolti alla Corte di Giustizia.
Oggi quest’ultima ha sottolineato come trattandosi di “suolo pubblico”, le concessioni devono essere aperte alla libera concorrenza come stabilito dalla direttiva Bolkestein, una norma del 2006 entrata in vigore in Italia nel gennaio del 2010.

“Il rilascio di autorizzazioni relative allo sfruttamento economico del demanio marittimo e lacustre deve essere soggetto a una procedura di selezione tra i potenziali candidati, che deve presentare tutte le garanzie di imparzialità e di trasparenza”.

La Corte precisa, infine, che, nel caso in cui la direttiva non fosse applicabile “la proroga automatica della sua assegnazione a un’impresa con sede in uno stato membro costituisce una disparità di trattamento a danno delle imprese con sede negli altri stati membri e potenzialmente interessate a tali concessioni, disparità di trattamento che è, in linea di principio, contraria alla libertà di stabilimento”. #FacceCaso.

Di Francesca Romana Veriani

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0