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Come ha influito il web sulle nostre passioni?

Come ha influito il web sulle nostre passioni?

Piattaforme online fra musica, scrittura e disegno. I nati nell'epoca digitale, oltre a essere assoggettati dal web (che è, ricordiamo, la causa di t

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Piattaforme online fra musica, scrittura e disegno.

I nati nell’epoca digitale, oltre a essere assoggettati dal web (che è, ricordiamo, la causa di tutti i mali), hanno avuto l’occasione di essere a cavallo fra due ere, due visioni completamente diverse dell’arte e di quel che comporta diffondere la propria arte. E per arte intendo musica, intendo scrittura, intendo disegno, intendo pittura.

Ogni meccanismo è saltato.

Si può cantare davanti a un pubblico mondiale, senza dover essere supportati da una casa discografico. Si può pubblicare uno scritto, senza che questo attraversi i tempi di lettura infiniti degli editori. Si può rendere visibile al mondo la propria opera d’arte, la propria fotografia, il proprio disegno, senza alcun limite.

La rete ha dato vita a piattaforme gratuite, dove gli utenti possono rincorrere sogni e concretizzare un’attitudine che altrimenti nella maggioranza dei casi verrebbe soffocata.

Sono i paesi anglofoni a trainare il fenomeno.

  • In campo musicale, la piattaforma più conosciuta è Youtube che a un decennio dalla sua creazione è il secondo sito più visitato alle spalle di Google e conta più di un miliardo di utenti. Da Youtube provengono gli attuali protagonisti dello scenario musicale pop fra cui Justin Bieber (odiato e amato da molti), Ariana Grande, Shawn Mendes.
  • In campo letterario Wattpad conquista il primo posto. Fondato nel 2005 ha sede in Canada e ha circa 40 milioni di utenti. Famoso per aver partorito After, Wattpad ha circa 80 milioni di storie e dispone di un’app utile e comoda che ne ha determinato il successo.
  • Per quanto riguarda il disegno e la fotografia, Deviantart è la piattaforma più popolare. Progettata a Los Angeles, è stata lanciata alla fine del 2000.

Il commercio dell’arte è cambiato, e anche il modo in cui i futuri cantanti, artisti e scrittori si approcciano a quest’ultimo è mutato. Basta compilare un breve modulo e inventare un nickname fantasioso per iscriversi a uno dei siti sopracitati, meglio chiamati community. Difatti non solo si condividono i contenuti, ma gli utenti fra loro possono interagire e scambiarsi critiche costruttive. Non tutti dispongono della civiltà necessaria per non sconfinare in battibecchi fini a loro stessi, ma in questo caso il problema non è da imputare al sito, ma alle persone. Perché il sito non è un luogo sospeso per aria, ma uno spazio che riflette la società dentro cui siamo immersi ogni giorno.

Il lato negativo di tali siti è infatti, per assurdo, anche il loro pregio: la totale, sregolata, illimitata libertà. L’inesistenza di filtri ha permesso un’apertura dei cancelli che finora erano rimasti serrati, danneggiando la qualità dell’arte. L’accesso è universale. Laddove in precedenza si trovavano i pochi sopravvissuti al percorso di selezione, ora si riversa una folla indistinta. Ed è sempre più difficile riconoscere la vera arte da una semplice ostentazione di quest’ultima e l’ambizione da pura arroganza.

La rapidità con cui il fenomeno si è espanso ha sorpreso, molti restano ancorati a vecchie tradizioni. Tuttavia ormai queste piattaforme costituiscono una realtà, di fronte alla quale il mercato può solo adattarsi. I primi passi barcollanti verso una nuova concezione dell’arte sono stati mossi, ma siamo molto lontani dalla meta.

Bisogna valorizzare l’arte, ma bisogna farlo bene.

Intanto noi ragazzi degli anni duemila dobbiamo vivere e accogliere il cambiamento, tentando di raddrizzare la strada che sembra aver intrapreso. È nostro dovere sfruttare al meglio l’opportunità che ci è stata data.

Di Flavia Fabi

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