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Preghiera in aula, prof  “messa in croce” dalle critiche

Preghiera in aula, prof “messa in croce” dalle critiche

Preghiera durante la lezione. All'Università di Macerata scoppia la polemica. “Fai una preghiera e Dio ti aiuta” si dice spesso. Chissà se Dio aiuter

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Preghiera durante la lezione. All’Università di Macerata scoppia la polemica.

“Fai una preghiera e Dio ti aiuta” si dice spesso. Chissà se Dio aiuterà anche Clara Ferranti, docente di glottologia all’Università di Macerata finita nell’occhio del ciclone per aver interrotto la lezione per recitare l’Ave Maria.
“Vabbè ma è così grave?” direte voi. Di per sé non eccessivamente ma c’è dell’altro.

L’Officina universitaria, gruppo studentesco di sinistra, parla di una limitazione della libertà personale da parte della prof. Sembra, infatti, che la Ferranti non si sia limitata a pregare ma che abbia addirittura costretto gli studenti a fare altrettanto. Inoltre coloro che hanno abbandonato l’aula avrebbero subito le parole e gli sguardi di disapprovazione dell’insegnante.

Se fosse veramente così quello del docente sarebbe un comportamento gravissimo. La Ferranti però non ci sta e prova a difendersi raccontando la sua versione: “Non ho imposto nulla a nessuno e se qualche studente ha abbandonato l’aula non me ne sono neanche accorta”.

Insomma la preghiera per la prof era assolutamente facoltativa e chi non ha partecipato non subirà “vendette” di nessun tipo. “Agli esami giudico lo studente per il suo merito, nient’altro” assicura infatti la Ferranti che poi se la prende anche col rettore.

“Non ha avuto il rispetto di chiamarmi e di chiedere direttamente a me. Il suo giudizio a priori è offensivo ed è grave l’uso del verbo obbligati. Io non ho obbligato nessuno” ha ribadito la prof.

Difficile dire da quale parte stia la ragione. Giusto indignarsi se la prof ha costretto gli studenti alla preghiera (che deve essere un atto spontaneo) ma è veramente andata così? La Ferranti sostiene di avere soltanto raccolto un appello di Papa Francesco e di aver semplicemente chiesto agli studenti di rispettare almeno la sua scelta, lasciando poi a loro la decisione di condividerla o meno.

Certo c’è da dire che il nostro è un Paese in cui l’ateismo è fortemente diffuso tra i giovani. Gli studenti, quindi, potrebbero non aver visto di buon occhio la prof credente. Ma non sarebbe meglio indignarsi quando i docenti interrompono la lezione per andare al bar?

#FacceCaso

Di Gabriele Scaglione

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