Buona parte del successo dell'Isis è dovuto ad una vincente strategia di comunicazione, in grado trasformare anche i giovanissimi in vere e proprie bo
Buona parte del successo dell’Isis è dovuto ad una vincente strategia di comunicazione, in grado trasformare anche i giovanissimi in vere e proprie bombe umane
Raqqa, la capitale del sedicente Stato Islamico è appena stata liberata, quale momento migliore per parlare del rapporto tra Isis e Millenials?
Da quando l’Isis è salita alla ribalta è sotto gli occhi di tutti la strategia utilizzata: non più vere e proprie aggregazioni ma contatti online.
Attraverso Internet l’Isis ha saputo reclutare sempre più combattenti, diffondere messaggi di terrore, far sentire la propria ombra.
Purtroppo, come era nelle intenzioni, tra i molti a cedere sono stati i giovani, infervorati da false promesse, da alti ideali, dal poter maneggiare un’arma o da qualche soldo facile.
L’Isis, la comunicazione e i giovani, possiamo dire una triade vincente.
A sottolineare il ruolo da protagonista che il web ha nella strategia degli jihadisti, soprattutto verso i giovani, è Arije Antinori, criminologo ed esperto di terrorismo.
“Ci sono delle gerarchie, dei media producer, un indotto centralizzato della comunicazione […]. L’innovazione del jihadismo online è nel fatto che l’audience della jihadisfera […] partecipa, costruisce, ricostruisce, genera, rigenera. È come chiedersi chi comanda nel web, se conta di più Facebook o i suoi utenti”.
- In pratica, la forza dell’Isis sta anche nello riuscire a sfruttare i più giovani, parlando il loro linguaggio veloce ed immediato. Ma il Califfato sfrutta anche le loro deficienze culturali, in quanto spesso si tratta di ragazzi che vivono e si informano solo online. Ragazzi coltivati a violenza.
- Di grande importanza è l’utilizzo dei social. L’Isis fa largo uso di Telegram “soprattutto per il fatto di avere lo switch tra chat pubblica e chat privata“.
Fondamentale sarebbe che i colossi del Web riuscissero ad individuare in anticipo i contenuti pericolosi lanciati dai terroristi, bloccandoli prima che siano disponibili su larga scala.
Prima ancora, però, è necessario agire sulla cultura dei ragazzi stessi, sulla loro formazione. Solo rendendoli in grado di capire cosa è giusto e cosa è sbagliato essi eviteranno di cadere nelle mani dell’Isis, dalle quali difficilmente se ne esce vivi.
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