Una vita senza Spotify è come dire una vita senza Netflix, impossibile. Andiamo a vere quelle curiosità sull'app di musica che forse non conoscete. C
Una vita senza Spotify è come dire una vita senza Netflix, impossibile. Andiamo a vere quelle curiosità sull’app di musica che forse non conoscete.
C’era una volta il giradischi, il jukebox e lo stereo; c’è ora Spotify.
10 euro al in mese valgono per tutta la musica, dal metal alle sonate di Beethoven, disponibile sempre e dovunque e volendo anche offline? La risposta è scontata.
Tre curiosità sul il colosso dal logo verde:
1) Lo “strano” guadagno per gli artisti
Ogni volta che ascoltiamo una canzone (considerando abbonamenti e pubblicità) generiamo un guadagno di circa un centesimo di euro ogni streaming ma il tranello sta nel fatto che tale guadagno non vada nella sua totalità all’artista ascoltato. Ipotizziamo di ascoltare la canzone di un’artista emergente, quel centesimo che deriva dal nostro streaming non andrà nelle tasche del cantante della canzone ascoltata, il 30% andrà alla società di Spotify, il 70% invece in gran parte andrà ai colossi di spotify (Drake, Post Malone…) e i “restanti” all’artista in sè.
2) Come fa a conoscere i miei gusti musicali meglio dei miei amici
“Discovery weekly” è la playlist che Spotify propone settimanalmente ad ogni account nella quale possiamo trovare le canzoni che esso ci consiglia. Ma come fa Spotify ad azzeccarci più o meno sempre? Il servizio viene creato dalla società The Echo Nest e funziona a grandi linee in questo modo: attraverso un algoritmo viene delineato un gruppo di canzoni basato sui nostri precedenti ascolti e su artisti simili correlati ad essi e fin qui è un normalissimo servizio ma ecco la chicca, Spotify per consigliarci nuovi brani attinge anche dalle playlist create manualmente da persone con account che constatano gli stessi nostri gusti.
3) Playlist, niente al caso.
Oltre alle playlist create su misura per ognuno ci sono anche quelle che Spotify mette a disposizioni di tutti, “Rap Caviar” è la più celebre contando più di 8 milioni di followers e battendo tutti i record per gli ascolti. La presenza di una canzone di un determinato artista in una playlist può determinare il successo di esso? Assolutamente sì. Playlist come RapCaviar vengono tenute d’occhio dalle radio, anche da quelle più importanti. Cambiando totalmente genere ne troviamo alcune ambient come “Paceful Piano” o “Afternoon acoustic”: per creare queste meravigliose playlist che animano i nostri pomeriggi di studio alcuni artisti registrano direttamente per Spotify, negli studi svedesi dove nacque la società creando canzoni di proprietà del servizio streaming.
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