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Test d’ingresso, boom di vendite per l’apparecchio che aiuta a barare

Test d’ingresso, boom di vendite per l’apparecchio che aiuta a barare

Boom di vendite per il dispositivo che aiuta a barare ai test d'ingresso: come funziona. Denuncia dell'università di Palermo e maggiori controlli. L'

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Boom di vendite per il dispositivo che aiuta a barare ai test d’ingresso: come funziona. Denuncia dell’università di Palermo e maggiori controlli.

L’incubo test d’ingresso si avvicina. E per alcuni essere ammessi o meno fa tutta la differenza del mondo. Tanto che si è disposti a tutto. Anche a cercare i metodi più incredibili per barare. L’ultimo ritrovato dell’ingegneria furbesca è un auricolare con annesso microfono, collegato a una piccola scatoletta dove si inserisce una sim. Il bello è che non serve essere esperti elettrotecnici per crearlo. È disponibile in negozio, legalmente acquistabile.

Una videoinchiesta di Repubblica ha reso noto il giro di vendite che si stava sviluppando a Palermo, ma la richiesta del prodotto è altissima, visto che si può trovare anche su internet. Il costo è di circa 240 euro e pare stia andando letteralmente a ruba. “Ne vendiamo parecchi, circa un migliaio” dice il negoziante ai cronisti, che hanno captato e pubblicato l’audio della conversazione.

Come funziona

Se prima era necessario avere il telefono in tasca, o in borsa, con il bluetooth, ora non serve più nemmeno quello. Il dispositivo è piccolo e facilmente nascondibile. Oppure potrebbe, per esempio, essere spacciato come un apparecchio acustico per non udenti.

Basta indossarlo e, grazie al microfono e alla scheda, funge proprio da telefono. Un amico o un parente, sarà così sempre pronto per rispondere a tutti i dubbi sul questionario.

Controlli e denunce

A Palermo, dove è scoppiato il caso, appena appresa la notizia le istituzioni universitarie sono subito corse ai ripari. “In seguito a segnalazioni ricevute – hanno fatto sapere –  e alla diffusione mediatica della notizia sull’esistenza e il commercio di questi dispositivi elettronici, che consentirebbero di comunicare fraudolentemente all’esterno durante le prove dei test d’ingresso ai corsi di studio della scuola di Medicina e Chirurgia, l’Università degli Studi di Palermo ha presentato un esposto alla Polizia di Stato ai fini dell’accertamento e della prevenzione di eventuali ipotesi di reato“.

In più, internamente, il sistema di vigilanza sarà potenziato “affinché i test si svolgano nella più completa sicurezza e nel pieno rispetto del merito“. Molto probabilmente medesime o affini misure di controllo preventivo saranno messe in atto anche in altri atenei, a tutela innanzitutto dei tanti candidati che con impegno e sacrificio si sono preparati ad affrontare onestamente le prove.

 

#FacceCaso

Di Tommaso Fefè

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