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FacceSapè: ecco la nostra intervista per il nuovo libro di Basilio Petruzza

FacceSapè: ecco la nostra intervista per il nuovo libro di Basilio Petruzza

Nuovo appuntamento con le nostre interviste: oggi è Basilio Petruzza a passare sotto le grinfie di Giorgia per parlare del suo nuovo libro. A dicembre

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Nuovo appuntamento con le nostre interviste: oggi è Basilio Petruzza a passare sotto le grinfie di Giorgia per parlare del suo nuovo libro.

A dicembre del 2020, Basilio Petruzza è tornato con un nuovo romanzo: “Esistiamo per non
perderci”
una storia capace di toccare le corde più profonde dell’anima. Il romanzo racconta una storia che si ramifica in tante storie, un destino che ha messo le radici in un passato sofferto e rintraccia il futuro nella verità più intima di ognuno dei personaggi. Solo quando tutti avranno smesso di scappare da sé e dalla paura di aver paura, sarà possibile ritrovare la luce.

Esistiamo per non perderci è un romanzo di formazione: racconta la storia di Marcello, un giovane omosessuale che fatica a rivelare la propria verità più intima perché crede di dare un dispiacere alla propria famiglia. È un viaggio introspettivo e profondo: rinunce, abbandoni, rabbia, ma anche perdono e speranza sono gli ingredienti della sua storia. Il libro è adatto a un pubblico che voglia conoscere una vicenda ricca di avvenimenti e colpi di scena, ma che sia disposto – soprattutto – ad affrontare un percorso intimo di autoanalisi e conoscenza e consapevolezza di sé.

Noi abbiamo incontrato Basilio Petruzza per conoscerlo meglio.

L’INTERVISTA

Basilio Petruzza al suo quinto romanzo: “Esistiamo per non perderci”, se fossi un libraio a chi consiglieresti di leggere questo libro? Quali sono le persone che potrebbero aver bisogno delle tue pagine?
Lo consiglierei a chi ama viaggiare senza conoscere la destinazione, a chi ha imparato a concedersi il lusso di cadere nel vuoto senza calcolarne i rischi. Non è un fatto ovvio, io sto ancora imparando, ma questo libro mi ha insegnato a non avere paura della paura. Che è ben diverso dal non averne affatto. La paura della paura è invalidante, ti tiene ben saldo per terra e non ti espone mai al rischio di essere felice o infelice. È un’eterna mezza stagione. Ecco, consiglierei il mio romanzo a chi vuole fare un viaggio complicato e mai innocuo, all’interno di una vita, quella di Marcello, il protagonista di “Esistiamo per non perderci”, che contiene altre vite. È una storia fatta di dolore e speranza, di rabbia e malinconia, ma è innanzitutto una storia d’amore totale, viscerale, potente. Marcello ha il difficile compito di insegnare a sua figlia a diventare un’adulta migliore di tutti gli adulti che ha conosciuto lui. Non è per niente facile, ma ha fatto una promessa a Barbara, la madre della bambina, e non ha intenzione di tradirla.

Siciliano di nascita ma romano d’adozione: che libro aveva Basilio nello zaino la prima volta che ha viaggiato verso la capitale?
“Splendore” di Margaret Mazzantini, un libro poetico e tagliente. Per me, in assoluto, il più bello di Margaret.

Nel tuo libro parli di temi importanti ed attuali, come LGBT e Omofobia, pensi che le persone siano cambiate, dal punto di vista dell’apertura mentale, dopo questa pandemia?
No, non credo. Penso, piuttosto, che molte coscienze si stiano allenando a tenere il passo, perché non possiamo più permetterci di vivere in un Paese che tratta le minoranze, tutte le minoranze, come scarti della parte “sana” della società. Vorrei che si arrivasse al punto in cui ogni essere umano che vive in società venga valutato per quello che fa, per il modo in cui si comporta e in cui interagisce con l’altro, non per il genere, l’orientamento sessuale o l’etnia a cui appartiene. Ciò che ci definisce è quello che facciamo, non quello che siamo per natura. Nessuno sceglie il proprio orientamento sessuale, il genere a cui appartenere o il colore della propria pelle, ma tutti possiamo scegliere come comportarci di fronte a chi non ci somiglia. Possiamo discriminare chi è diverso da noi oppure considerare la diversità un’opportunità.

Quale consiglio daresti a chi non ha ancora avuto il coraggio di raccontare la propria “storia”?
Di domandarsi, innanzitutto, perché non ne abbia il coraggio. È una domanda semplice, ma la risposta, spesso, presuppone tanto dolore. Magari avessi saputo l’importanza di questa domanda, me la sarei fatta prima, anche correndo il rischio di non saper rispondere. Oggi lo so, avevo paura di non essere all’altezza delle aspettative degli altri, di renderli infelici, di deluderli. E alla fine, nemmeno troppo cautamente, ho deluso me. Per fortuna, però, si fa sempre in tempo a raddrizzare il tiro. Mi ha aiutato andare in analisi, smettere di guardarmi attraverso gli altri, smettere, soprattutto, di vedere il mio riflesso: mi sono visto per quel che sono stato, non mi è piaciuto il modo in cui mi sono trattato e ho iniziato a prendermi cura di me. Oggi so perché non ho avuto il coraggio di raccontare la mia storia per lungo tempo, ma so anche che non farò più lo sbaglio di sentirmi uno sbaglio. Vedi? Tutto torna: all’inizio parlavamo della paura, “Esistiamo per non perderci” mi ha insegnato a non averne più e a non fare passi indietro. La mia felicità non merita più alcun compromesso.

#FacceCaso

Di Giorgia Groccia

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