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FacceSapè: ecco la nostra intervista per il nuovo singolo degli Sneer

FacceSapè: ecco la nostra intervista per il nuovo singolo degli Sneer

Nuovo appuntamento con le nostre interviste musicali: oggi sono gli Sneer a passare sotto le grinfie della nostra redazione per il nuovo singolo. È

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Nuovo appuntamento con le nostre interviste musicali: oggi sono gli Sneer a passare sotto le grinfie della nostra redazione per il nuovo singolo.

È uscito venerdì 8 marzo 2024 su tutte le piattaforme digitali (per Record Y) “Flattener”, il primo singolo del trio Sneer, un brano che racchiude in breve lʼestetica della band: con un tempo serrato a 160 bpm, un sax ripetitivo alla melodia e il basso sintetizzato, il pezzo si evolve in 2 parti principali, presentando la vena compositiva del trio. Pochi riff cantabili e apertura allʼimprovvisazione sorreggono una dose di groove ben dichiarato e martellante, il tutto con unʼattitudine lo-fi.

Loro sono un nuovo progetto musicale, che non potevamo che intercettare a partire dal loro percorso scolastico.

Questo è un sito dedicato agli studenti, quindi non possiamo che cominciare col chiedervi quale è stato il vostro percorso scolastico. Com’è andata?
Mick: Malissimo! 😀 A parte gli scherzi, sono stato sulle pagelle d’oro, ma ho rischiato anche di essere bocciato in quinta… quindi le ho toccate tutte. Non ho mai sopportato tanto l’ambiente accademico di per sè e gli insegnanti che ho trovato, sono stati sempre molto pochi quelli che mi hanno lasciato qualcosa. Dal punto di vista musicale idem: ho frequentato 2 conservatori per rendermi conto, che forse in fondo, la scuola non è proprio il mio ambiente preferito.
Max: molto bene, ma coi miei tempi. Il mio percorso è sempre stato orientato sulle arti in generale: dopo il liceo artistico mi sono laureato nel corso di storia dell’arte dell’università di lettere – solo perchè in quel momento non potevo iscrivermi in conservatorio (erano gli anni della riforma e c’era il limite d’età). Dopo la laurea sono riuscito ad entrare in conservatorio ma mi sono diplomato in composizione dopo aver congelato gli esami per dieci anni. Praticamente mi prendo una laurea a decennio. Ho già in mente la prossima….
Fra: Molto variegato con cambi repentini di carriera tra università e conservatorio. Sono un plurilaureato, anche se dei titoli acquisiti essenzialmente non me ne faccio nulla al momento. Ma chissà, si vedrà.

E con lo studio della musica com’è andata? È vera quella cosa che si dice, che forse non si può fare musica se prima non la si studia?
Mick: Idem con patate. No, per me la musica è solo una delle forme del suono, studiare significa implicitamente adattarsi agli usi, costumi e consuetudini di chi prima di noi ha pensato di modellare il suono a forma musicale. Per fare un parallelismo spiccio: hai imparato prima a parlare o a scrivere? E come hai imparato?
Max: i miei primi passi nello studio della musica sono stati altalenanti. Ho alternato corsi in scuole private a momenti da completo autodidatta. Per quel che ho visto può esserci anche un modo di fare musica completamente istintivo ma lo studio ti permette di ampliare le capacità consentendoti di approfondire ciò che vuoi comunicare. Se hai qualcosa da dire lo studio diventa uno strumento in più, se invece l’ispirazione manca si riduce ad una cosa fine a se stessa..
Fra: Studiare ti dà strumenti aggiuntivi coi quali puoi esprimere meglio le tue idee. Ma le idee, quelle non te le può insegnare nessuno. E sono la cosa più importante nelle discipline artistiche. Arrivano dal tuo percorso, dal tuo mondo, dai tuoi ascolti. La musica si può creare a qualsiasi livello, più padroneggi il tuo strumento e la materia musicale, meno ostacoli avrai.

E che ruolo ha avuto il jazz nel vostro percorso di formazione?
Mick: Mi sono scontrato con il Jazz verso i vent’anni, dopo essere passato dal rock e dal progressive. Non riuscivo a capirlo e quindi, mi ci sono addentrato. L’improvvisazione la reputo una delle pratiche a cui faccio più riferimento ancora ad oggi. quindi direi che è stato molto determinante.
Max: Fondamentale. Benchè io sia onnivoro e appassionato di ogni musica ho sempre visto il jazz come la mia casa. È la parte preponderante della mia crescita musicale. Negli anni però ho sempre più allargato i miei orizzonti e oggi, nonostante il jazz rimanga la passione principale, sento il bisogno di confrontarmi con altri mondi musicali.
Fra: Direi un ruolo importante, seppure non mi ritenga un jazzista puro o purista. Sono sempre stato attratto da quei generi musicali (non solo il Jazz) che ritengono fondamentale il dialogo tra i musicisti, la creazione istantanea, l’importanza di una voce personale e perchè no.. un bell’assolo.

Come mai avete scelto il nome “Sneer” per il vostro progetto musicale? E com’è iniziato il tutto?
Mick: Sneer è il nome di una composizione di Francesco. Il nome l’ho suggerito io, dato che la proposta, nella prima formazione (dove non c’era Max ma Ivan Maddio, un sassofonista di Lecco) il duo senza di me si chiamava “Corteggiare ragazze punk”. Discussa la palese invendibilità del nome, Sneer mi sembrava molto adatto per esprimere qualcosa di grezzo e “carataristico” (Cit.)
Max: Lo ha deciso Michele Zuccarelli Gennasi e io ho detto sì (anche perchè sono l’ultimo arrivato nel gruppo e non potevo mica presentarmi contestando il nome stesso del progetto..).
Fra: Lo ha deciso Michele. Ho provato a convincerlo che Corteggiare Ragazze Punk era il nome giusto, ma niente da fare. Quando si impunta su una cosa è finita. Corteggiare Ragazze Punk è rimasto il nome del duo con Ivan e direi che è andata bene così.

E ora?
Mick: E ora suoniamo! Sul nostro instagram trovate le date e le news. 🙂
Max: il disco è fatto, la musica è pronta: non ci resta che suonare. Si sta delineando un bel tour di presentazione. Magari facciamo pure i soldi anche se a noi interessa la Gloria.
Fra: Ora vediamo che succede, stiamo promuovendo il disco (spammando?) e abbiamo un po’ di concerti in programma. Dajee!

#FacceCaso

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