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DFW. E questa è l’acqua

La storia di un pensatore cui magari non avevi fatto caso. Di Lorenzo Appetecchia Sapete per cosa sta DFW? Ve lo spiego subito .Dopo essersi aggiudica

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E poi scopri che nel mondo, qualcuno, è allergico all’acqua

La storia di un pensatore cui magari non avevi fatto caso.

Di Lorenzo Appetecchia

Sapete per cosa sta DFW? Ve lo spiego subito .Dopo essersi aggiudicato un premio letterario,pare che Fabio Volo abbia dichiarato che ‘Questo mondo premia i mediocri’. Penso che sia necessario partire da una domanda che corre in parallelo con questa affermazione. La domanda è ‘Quanto ha senso un genio letterario,mettiamo,un Kafka,un Joyce,un Borges nel 2000?’. La risposta a questa domanda è il motivo per cui a molti di voi la sigla DFW non dice nulla. David Foster Wallace(nato David Wallace) è in assoluto la mente più geniale dalla morte di Einstein in poi. La sua storia non è esaltante da raccontare,ne da ascoltare,ciò che conta è il suo cervello. Quello che David Foster Wallace faceva sul foglio era pura creazione,atto divino;ossessionato dai dettagli,con la maestria di Donatello scolpiva i capitoli delle sue opere. Scolpiva perché la più grande mente degli anni 2000 si è suicidata in casa sua nel 2008,impiccandosi. Aveva 46 anni,era docente di scrittura creativa al Pomona College in California e,da appena due anni,il Times aveva inserito ‘Infinite Jest’,il suo capolavoro,nella lista dei migliori 100 libri in inglese dal 1923 in poi. Una bella soddisfazione per una figura fragile come la sua,non abbastanza però da salvargli la vita. Né a quanto pare a dargli la fama che il suo genio letterario merita e meritava. Il paragone con Einstein non è stato casuale,Wallace infatti si laurea in matematica e,confesserà,proprio la matematica fu il suo primo amore. È ossessionato,da sempre,dall’equilibrio;ogni riga,ogni periodo della sua produzione,per quanto lungo e complesso sia, lo domina,gli dà un inizio e una fine. Cerca sempre di avvicinarsi al punto di rottura,al numero intero,all’ultima cifra del pi greco. Si sfida in continuazione. Un po’ come fanno i giocatori di tennis,quando forzano un servizio,quando tentano un top spin,quando incrociano una volèe in rovescio. Il suo secondo amore,che prende i contorni di una vera ossessione, è proprio il tennis. Lo definisce ‘tripudio della grazia maschile’ e ‘aristocraticamente privo di contatto’. Questo secondo aforisma, per bocca di un artista che alla vita si approcciò sempre in modo ‘aristocraticamente privo di contatto’ fà ben capire l’amore che poteva provare per questo sport. Un amore quasi religioso,tant’è che il suo saggio sul tennis,si intitola proprio ‘Il tennis come esperienza religiosa’. Un capitolo è dedicato a quello che Wallace considera il miglior tennista mai esistito,ossia Federer. Vi consiglio di leggerlo,anche se parteggiate per Djokovic o anche se non sopportate il tennis,come Wallace dipinge i movimenti di Federer;sembra di vedere Caravaggio che ritrae un semidio dal vivo. Il suo semidio personale. Da qui posso chiarire,anche se probabilmente è superfluo,che Wallace non è religioso. In ‘Infinite Jest’ viene chiarito il suo rapporto con un Dio che ‘potrebbe mettere il fatto che voi crediate nella sua esistenza piuttosto in basso nella lista delle cose che lo/la interessano’; ma c’è un apparente controsenso. Nello stesso libro,Wallace racconta di due giovani pesci che incontrano un vecchio pesce. L’anziano li saluta ‘Buongiorno ragazzi,com’è l’acqua oggi?’. I due si girano a guardarsi e si chiedono ‘Che cazzo è l’acqua?’. Forse è anche quello che si chiedeva DFW,in un mondo che,ai suoi occhi,aveva smarrito ogni parvenza di senso e di attrattiva,lui ,grazie alla sua vorace intelligenza che lo aveva portato a studiare tutti i grandi maestri del pensiero(rappresentati dal pesce anziano),si sentiva impotente davanti alla rivelazione che tutto è parte di qualcosa di inconoscibile,eterno,vivificante. L’acqua è la vita ed è,a sua volta,una piccola parte di un sistema più grande,di cui noi non possiamo sapere nulla. È come se i due pesci giovani si stessero chiedendo ‘Che cazzo è la vita?’. Affresco attualissimo dei nostri tempi,uno strato sociale di giovani intelligenti paurosamente privi di stimoli,alla mercé della corrente. A questo proposito,nel saggio socio-politico-letterario ‘Avanti Simba’ Wallace ci regala un messaggio di prorompente attualità ‘Se siete annoiati e disgustati dalla politica e non vi disturbate a votare, di fatto votate per gli arroccati establishment dei due principali partiti, i quali, potete starne certi, stupidi non sono, ma anzi hanno una consapevolezza profonda di quanto gli convenga mantenervi in una condizione di noia,disgusto e cinismo(…) Sia chiaro: avete tutto il diritto di stare a casa, se volete, ma non prendetevi in giro pensando di non votare. In realtà, non votare è impossibile: si può votare votando, oppure votare rimanendo a casa e raddoppiando tacitamente il valore del voto di un irriducibile’. L’astensionismo politico ha perso il suo potere,l’unica via di scampo è sperare in un’alternativa. Ma anche sulle forze così dette contro-corrente Wallace scaglia i suoi strali. Nel gioco di scatole cinesi geopolitiche di ‘Infinite Jest’ in cui Indipendentisti Quebecchesi, Unionisti, Separatisti dell’Alberta,frange di anarchici si rincorrono sparandosi addosso per accaparrarsi l’arma finale (l’infinite jest del titolo,altro non è che un film capace di soddisfare a morte lo spettatore,metafora dell’arte che non veicola più un messaggio,ma fa leva sulla soddisfazione animale dello spettatore) quello che emerge è una sostanziale indifferenza delle masse,un’apatia forzata. L’apatia di una generazione di falliti,di bugiardi cronici,come il protagonista di ‘Oblio’,arrivato a suicidarsi per paura di mentire a sé stesso,di maschere depersonalizzate disperse in un meccanismo che, a furia di specializzarsi, si ritrova ad essere un’impalcatura vuota di inutili realizzazioni lavorative,come il protagonista di ‘Mr.Squishy'(racconto sempre contenuto in ‘Oblio’) che all’inizio del racconto sembra essere a capo dei test di una nuova merendina,poi verrà svelata,passo passo,non solo l’inutilità del test ma della sua stessa esistenza. Nel suo ultimo libro ‘il re pallido’ (uscito e completato postumo dall’editore) uno dei protagonisti si chiama proprio David Foster Wallace,come se lo scrittore volesse dire ‘in quest’acqua sporca ci nuoto anche io’. Non si conosceranno mai le ragioni del suo suicidio,forse a furia di guardare ossessivamente il marcio ne era rimasto vittima,dimenticandosi il suo tocco leggero che,nel bel mezzo di climax pesanti,piazzava aperture liriche meravigliose. Si,perché il suo stile di scrittura non aveva dei canoni precisi. Facilmente di uno scrittore possiamo dire ‘È proprio lui’. Wallace sembra volerci prendere in giro,cambiando registro in continuazione,variando voci,punteggiatura,tema a seconda del suo capriccio. Un intero capitolo passato a descrivere come si prepara una pipetta da crack,con abbondanza di dettagli chimici,mentre due pagine prima racconta l’incontro tra una donna e un vecchio barbone di colore con un taglio leggero e fiabesco. Wallace sembra voler continuamente migliorarsi,mimetizzarsi,nascondersi nella frammentazione, come il Quebecchese che non parla ma ‘possiede quell’acuto senso nel cogliere la meraviglia che hanno solo le persone che non sono capaci di descriverla’. Questo è lirismo puro,che finirà nel momento in cui il Quebecchese viene brutalmente ucciso,da suoi compatrioti,che lo credevano in possesso di ‘Infinite Jest’. Credevano l’innocente in possesso della più grande forma di intrattenimento,mentre ciò che lui aveva,nella sua semplicità,era solo una piccola silenziosa felicità. Sul tema della chiave per la felicità,così caro a tanti autori,conto di poterci tornare nei prossimi articoli.
Vi lascio con un avvertenza,leggere Infinite Jest è un’esperienza che merita tutta la vostra attenzione,le sue oltre mille pagine sono un concentrato di arte pura,non leggetelo se non vi sentite pronti. Ma sappiate che vi cambierà la vita. Anche se DFW è morto da tempo la sua arte,i suoi messaggi sono come corrente sotto le nostre pinne,possiamo arrivare all’oceano,dobbiamo solo volerlo. Questa è l’acqua.

Di Lorenzo Appetecchia

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