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Ricercatori in fuga e palazzi evacuati. I due edifici della Facoltà Veterinaria della Federico II di Napoli crollano sotto lo sguardo sconcertato di professori e studenti.
Hanno rischiato grosso gli studenti di Veterinaria della Federico II di Napoli che verso l’ora di pranzo di ieri, mercoledì 9 dicembre, hanno visto letteralmente sbriciolarsi la loro facoltà.
I due edifici polverizzati risalivano rispettivamente agli anni ’60 e ’70 ed oltre ad ospitare la Presidenza universitaria, gli uffici e i laboratori dei ricercatori erano sede di due delle aule dove gli studenti erano soliti fare lezione. Nessun ferito per fortuna grazie all’evacuazione notturna che ha permesso ai ricercatori che si trovavano in loco di abbandonare l’edificio in tempo.
“Ciò che è successo oggi non dovrebbe mai accadere – ha riferito ieri alle telecamere Mattia Papa, coordinatore dell’associazione studentesca Link Napoli – Il diritto allo studio passa soprattutto attraverso la garanzia di poter studiare e fare ricerca in edifici sicuri. Chiediamo al Rettore una revisione di tutti gli stabili del nostro ateneo. Bisogna capire quali son pericolanti e in che modo intervenire per metterli in sicurezza”
Per quanto detto dagli Uffici Tecnici comunali, il crollo è stato causato da un cedimento del sottosuolo dovuto alla presenza di una voragine all’interno dell’Università probabilmente formatasi per un dilavamento di fognature o acqua piovana. Per motivi di sicurezza, le attività didattiche per il corso di laurea in Medicina Veterinaria verranno sospese fino a venerdì 11 dicembre. Ulteriori controlli forniranno spiegazioni più dettagliate nei prossimi giorni.
“Questo fatto” – attacca Domenico Cristiano, responsabile dell’organizzazione degli studenti – è paradigmatico dello stato di emergenza in cui versa l’università italiana. Il definanziamento e la marginalità con cui viene affrontato il tema della formazione porta anche a queste conseguenze. In particolare modo, il governo Renzi, continua a rafforzare gravemente la difficile situazione che l’edilizia universitaria sconta nel nostro Paese: la legge di Stabilità, all’art.33, impone agli atenei la restituzione nelle casse dello Stato dei fondi destinati alla ristrutturazione e messa in sicurezza degli edifici che non siano stati completamente spesi entro il 2014, anche qualora gli atenei abbiano provveduto alla definizione degli interventi da realizzare. Inoltre – conclude – l’assenza di investimenti su piani di manutenzione urbana aggrava la difficile situazione idrogeologica di città come Napoli, che meriterebbero maggiore attenzione più risorse“.
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