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Percorsi scuola – lavoro, perplessità circa l’offerta formativa e l’inserimento dei disabili

Percorsi scuola – lavoro, perplessità circa l’offerta formativa e l’inserimento dei disabili

La legge 107/2015 prevede dei percorsi scuola-lavoro al fine di agevolare l’orientamento degli studenti ed il loro inserimento nel mondo del lavoro. L

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La legge 107/2015 prevede dei percorsi scuola-lavoro al fine di agevolare l’orientamento degli studenti ed il loro inserimento nel mondo del lavoro.

La durata di questi percorsi, ai sensi del d.l. 15 aprile 2015, n.77 è di 400 ore per gli istituti tecnici, di 200 nei licei. Queste disposizioni verranno attuate per le classi terze, in riferimento all’anno successivo rispetto all’entrata in vigore della riforma.
Al comma 34 della suddetta legge, è indicata la possibilità di svolgere questi tirocini anche in altri istituti sia pubblici che privati, operanti nel settore del patrimonio e attività culturali, artistiche e musicali, attività relative al patrimonio ambientale o che siano enti sportivi riconosciuti dal CONI.
Nelle camere di commercio, sarà inserito il registro nazionale per l’alternanza scuola lavoro, registro istituito grazie agli accordi interministeriali tra i Ministeri dell’Istruzione, del lavoro e dello sviluppo economico.
Per quanto la novità introdotta dalla 107/2015 sia funzionale ad una più concreta preparazione degli alunni, la sua attuabilità ha lasciato spazio a diverse perplessità.
Un gruppo di onorevoli ha inviato un’interrogazione al Governo nella quale si legge: “Attualmente si ravvisano molteplici difficoltà che le scuole superiori stanno incontrando nel rivolgersi agli enti pubblici e privati per avviare questa parte della riforma molto importante per la formazione completa degli studenti, difficoltà, il più delle volte, motivate da una scarsa conoscenza della normativa e da una certa diffidenza nell’aprire certe istituzioni al mondo della scuola”.
Questo problema è stato riscontrato soprattutto per le scuole del Sud, dove non sono molte le aziende interessate ad accogliere gli alunni tirocinanti e dove probabilmente non è stato appieno compreso lo scopo della riforma. Prospettiva opposta invece per il Nord, dove anzi, le imprese si mostrano interessate al progetto e non escludono l’eventuale assunzione futura proprio di quegli studenti che hanno svolto lo stage.
Le problematiche di attuazione del decreto, hanno indotto diversi istituti a trovare soluzioni discutibili per rendere concrete le disposizioni contenuto in questo.
Da qui, la proposta dell’Ufficio Scolastico Regionale Lombardia di coinvolgere nel progetto le diocesi lombarde, le quali al fine dello svolgimento del tirocinio, hanno messo a disposizioni archivi, biblioteche, musei di loro proprietà.
Polemiche e perplessità su questa proposta anche da parte della Rete degli Studenti Medi, portavoce della quale, Alberto Irone ha dichiarato al Corriere della Sera: “Ci sembra palese che l’Ufficio scolastico Regionale Lombardo non abbia chiaro cosa sia l’alternanza scuola/lavoro e la sua differenza con il legittimo volontariato personale.”
L’Unione Studenti, sulla stessa posizione, sottolinea che l’unica preoccupazione degli istituti e del MIUR sia quella di occupare le ore del tirocinio, indipendentemente dall’utilità dell’attività svolta.
Altra problematica riguarda l’inserimento nei percorsi scuola – lavoro degli studenti disabili, al quale la legge stessa non fa riferimento. La guida operativa per la Scuola del MIUR, contiene soltanto disposizioni in merito all’abbattimento delle barriere architettoniche e al dimensionamento dei percorsi in base all’autonomia del soggetto disabile.
Sarebbe opportuno colmare questa lacuna normativa e provvedere ad un effettivo inserimento nel mondo del lavoro degli studenti disabili.

Di Silvia Noli

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