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L’uguaglianza di essere diversi

L’uguaglianza di essere diversi

"Scoprirsi" è la mostra che mette a nudo le paure. Torino ospita il festival LGBT e gli studenti dell'università si fanno sentire così. Di Giulia Pezz

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“Scoprirsi” è la mostra che mette a nudo le paure. Torino ospita il festival LGBT e gli studenti dell’università si fanno sentire così.

Di Giulia Pezzullo

Per quanti di voi il corpo è un problema? Ne valutate la forma, la snellezza, la tonicità, la bellezza. Vi rapportate agli stereotipi che vedete sui cartelli pubblicitari o in televisione; vi fidate del parere di dottori improvvisati e di personale trainer miracolosi. L’obiettivo è stare sulla cresta dell’onda, ricevere complimenti, essere considerati al pari del migliore essere vivente sulla Terra. Ma chi stabilisce ogni parametro di valutazione dell’apparenza di un uomo o di una donna?

Chi ha scritto le regole di un gioco che ormai produce solo il malessere che cerca di combattere? Siete voi che create il problema di fondo. Siete voi che ingigantite qualcosa che non ha niente a che vedere con la vera natura di una persona. Si parla di accettazione, benessere fisico, benessere psicologico. Nel 2016 sentiamo ancora notizie di discriminazione per ogni tipo di orientamento o convinzione e nessuno di noi è realmente padrone della propria vita. Ognuno di voi detesta una parte del proprio carattere o del proprio corpo ma tutto questo non dipende dalla vostra natura: la fortuna che avete nell’essere come siete risiede proprio nella diversità rispetto al resto del mondo.

Nell’ultimo periodo l’attenzione alle tematiche della discriminazione è aumentata notevolmente, merito anche dell’intesa lotta per la conquista dei diritti delle persone omosessuali. Sempre più spesso vengono organizzati convegni, festival, conferenze e manifestazioni per la sensibilizzazione non della massa bensì del singolo individuo. In questi giorni, per esempio, si sta svolgendo a Torino il Festival LGBT che mira a far nascere la consapevolezza dell’esistenza dell’omosessualità come realtà naturale e non come malattia da estirpare. Gli studenti dell’Università di Torino, per prendere parte all’iniziativa, hanno organizzato una mostra fotografica dal titolo “Scoprirsi” che ritrae 15 persone tra ragazzi e ragazze completamente nudi, spogliati di ogni tipo di elemento artificiale. Come prevedibile, il progetto ha urtato la mente benpensante di tutte quelle persone che venerano gli stereotipi ermetici della società.

Infatti, i ragazzi della lista Obiettivo studenti, che collabora con Comunione e Liberazione, hanno protestato affermando che le foto sono eccessivamente audaci e inadatte a riempire la hall del Campus Einaudi che ospita la mostra. Di tutta risposta, la portavoce del Collettivo Identità Unione, Beatrice Balzola, difende il lavoro del fotografo Mirko Isaia asserendo che l’Ateneo aveva autorizzato l’intero progetto. Inoltre il Rettore Gianmaria Ajani, amante e conoscitore dell’arte moderna, ha riconosciuto l’importanza e la bellezza delle fotografie, soprattutto in relazione al significato che hanno assunto. Infatti, mostrarsi nella propria nudità, privi di qualsiasi schermo, scopre tutte le fragilità e le ‘diverse uguaglianze’ che accomunano tutti noi: una mano è sempre una mano, che sia di un omosessuale, di un musulmano o di un italiano cosiddetto ‘medio’. L’unica diversità pericolosa è la paura che rode il fegato, quella che produce l’insensata volontà di annientare la felicità che non è la propria.

Chi è discriminato, non giudica. Se volete tenere gli occhi chiusi, almeno aprite il cuore.

Di Giulia Pezzullo

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